Il carcere minorile di Wiesbaden, capitale dell’Assia, ospita ragazzini dai 16 ai 21 anni, per la maggior parte returning fighters plagiati dalla propaganda dello Stato islamico. Il recupero di questi giovanissimi combattenti è affidato ad un progetto sperimentale guidato da due uomini: Martin Meyer Husamuddin, un tedesco convertito all’islam e diventato imam e un regista teatrale, Arne Dechow.
Insieme i due hanno lanciato la loro sfida all’Isis e alla spinosa questione della radicalizzazione nelle carceri. Un documentario intende raccontare le storie dei returning fighters e del progetto di Husamuddin e Dechow. Il film – prodotto dalla casa di produzione Tfilm e diretto da Stefano Obino (‘Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni’; ‘Il Vangelo Secondo Precario’) – ha un titolo semplice ed esplicativo: Bare-Handed – A mani nude, a indicare che l’unica via percorribile passa attraverso la riabilitazione e la prevenzione.
Dietro il filo spinato di Wiesbaden teatro e fede si fondono, provando a canalizzare la rabbia e il senso di esclusione degli adolescenti di seconda e terza generazione. Per sostenere il documentario è partita una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Indiegogo, il budget raccolto servirà a finanziare la sua presentazione ufficiale all’East European Forum, un importante appuntamento per produttori e investitori che si terrà a Praga dal 6-12 marzo, dove il documentario potrà trovare i fondi necessari per essere ultimato.
Regista e produzione sono riusciti a superare la diffidenza dei vertici del Ministero della Giustizia tedesco e dei responsabili dell’istituto minorile, che mai avevano acconsentito a mostrare cosa significhi tentare di recuperare decine di ragazzini che guardano alla Siria e al terrorismo come all’unica alternativa di riscatto. Il risultato è stato l’incontro con una realtà inimmaginabile fatta di storie e vite ancora acerbe e forse irrimediabilmente ferite, e con un esperimento che fonde il Corano e Brecht nel tentativo di proteggere l’Europa ed il mondo.
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