di Luca La Gamma
“Guerra”. Quante volte nell’arco di una giornata ci capita di sentire o leggere questa parola? Tantissime, anche se spesso non le diamo il giusto peso. La guerra è parte di noi, della nostra società attuale, e riempie le nostre giornate quotidianamente, ma non ce ne rendiamo conto. O forse non vogliamo rendercene conto, semplicemente perché è in atto in posti troppo lontani da noi. O perché siamo abituati a prenderci cura solo del nostro orticello, ignari o indifferenti di ciò che accade a qualche ora di distanza da casa nostra.
Ilenia Menale, giovane giornalista campana – al debutto da scrittrice – ha scelto proprio la guerra come tema del suo primo libro. La guerra vista non con gli occhi di chi la subisce, ma con quelli di chi la documenta. La guerra oltre la notizia – con la prefazione Franco Di Mare e il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio – è un libro che non affronta solo la storia del giornalismo di guerra, proiettando una visione del mondo vera, tragica, toccante, nelle case di tutti noi. A corredo di questa riflessione più tecnica, il libro propone alcune note storiche e permette approfondimenti attraverso ricchi riferimenti biografici.
Il libro immerge il lettore nel senso più profondo del mestiere del giornalista che, andando “oltre la notizia”, conduce il lettore sul fronte e gli trasmette molto di più dell’informazione: entra in gioco l’emozione e lo sguardo si sofferma così al di là degli scenari devastati dalla guerra: negli occhi, negli sguardi, nelle voci dei testimoni, vittime e carnefici, di ogni singolo evento.
La giornalista aversana da anni residente a Roma, ha coinvolto due grandi ex reporter di guerra, Franco Di Mare e Toni Capuozzo, che si raccontano e confessano anche il proprio sentimento, la propria esperienza personale, in una meditazione che non può non portare con sé la triste constatazione dell’assurdità della violenza, della guerra, della morte inflitta a uomini da altri uomini.
Spiega l’autrice: “Ho scritto questo libro perché un uomo che sceglie di uccidere un uomo non può essere consuetudine. Perché il suono assordante delle granate non deve diventare musica. Perché un bambino che muore deve essere un figlio che muore. Perché non voglio che la guerra diventi un’abitudine e perché voglio che nessuno si convinca che, grandi o piccole, le guerre facciano parte della nostra quotidianità.”
Con l’ausilio di un’intervista condotta dall’autrice e grazie al racconto dell’esperienza diretta dei due ex inviati di guerra Franco Di Mare e Toni Capuozzo, si indagherà sulla loro vita privata e professionale, cercando di capire quanto questa sia cambiata dopo l’esperienza di guerra. Gli autori raccontano gli orrori visti e, insieme all’autrice, rendono partecipe il lettore che avrà dunque una percezione della guerra completamente diversa dal servizio giornalistico.
Un aspetto interessante del libro è anche costituito dal punto di vista femminile del mestiere del giornalista inviato in luoghi di guerra, un mestiere che per la sua intrinseca pericolosità e per la fatica anche fisica e psicologica che comporta, vestendo i panni di una donna, si arricchisce di sfumature, di sensibilità, di nuovi aspetti.
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