American Baghdad racconta le vite dei rifugiati iracheni di El Cajon, San Diego. Gran parte di loro sono cattolici caldei fuggiti dopo l’invasione americana del 2003. “Ho voluto raccontare questa storia perché nessuno aveva affrontato in profondità la questione dei rifugiati iracheni”, spiega il regista Ron Najor, nato a San Diego da immigrati iracheni. “Quando, a causa della guerra, molti rifugiati arrivarono da Baghdad, le famiglie di iracheni stabilitesi a San Diego fecero da garanti”. La possibilità di avere accesso alla comunità ha permesso a Najor di dare loro voce, vista la “cattiva considerazione che si è avuta dei rifugiati, anche prima della campagna presidenziale”. Non un film anti-Trump quindi, seppur sia stato influenzato “dal dibattito sui rifugiati che necessitava di una narrazione informativa di maggior respiro”.
La più grande sfida è stata quella di coinvolgere i rifugiati. “La maggior parte di loro non voleva partecipare. All’inizio mi ha sorpreso, poi ho capito che perdere tutto quello che si ha e ricominciare qui è una cosa molto traumatica e che non è facile condividerla con qualcuno che non si conosce”. Alla diffidenza va aggiunta la paura per le ripercussioni. “Paura di ripercussioni dal governo americano così come ripercussioni su parenti e amici ancora in Iraq”.
I protagonisti del documentario sono un adolescente, un settantenne, una donna che in Iraq lavorava come impiegata e un trentenne una volta benestante, “storie diverse ma complementari”, nuove persino alla prima generazione di immigrati iracheni.
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