Nel XVIII secolo, il mondo delle grandi esplorazioni era un dominio quasi esclusivamente maschile. Le navi della marina francese non permettevano la presenza di donne a bordo, per motivi di disciplina e ordine. Tuttavia, come spesso accade nella storia, qualcuno trovò il modo di aggirare le regole.
Questa è la storia di Jeanne Baret, la prima donna a circumnavigare il globo, ma per farlo dovette assumere una nuova identità. Travestita da uomo, divenne “Jean Baret” e si imbarcò come assistente botanico nella spedizione del celebre esploratore Louis-Antoine de Bougainville.
Jeanne non era una donna di nobili origini né aveva ricevuto una formazione accademica formale. Eppure, con l’ingegno, la tenacia e la passione per la botanica, riuscì a scrivere il suo nome nella storia.
Donne e navigazione nel Settecento
Nel XVIII secolo, le spedizioni marittime erano eventi epocali. Le potenze europee — Francia, Inghilterra e Spagna — si contendevano il controllo delle rotte commerciali, delle colonie e delle risorse naturali. Le navi non trasportavano solo soldati e marinai, ma anche scienziati e naturalisti, la cui missione era quella di raccogliere esemplari di piante e animali esotici da studiare e catalogare.
In questo contesto, la botanica non era una disciplina secondaria. Le piante non venivano collezionate solo per abbellire i giardini reali, ma avevano un’importanza economica e scientifica. Le spezie, i medicinali e le risorse agricole derivavano da piante scoperte in terre lontane.
Tuttavia, le donne non potevano far parte di queste imprese. Non era una questione di capacità, ma di regole sociali e militari. La presenza femminile a bordo delle navi era vietata perché ritenuta una potenziale causa di conflitti e disordini tra l’equipaggio. In questo scenario apparentemente insuperabile, Jeanne Baret trovò una soluzione straordinaria.
Chi era Jeanne Baret? L’infanzia e la formazione “silenziosa”
Jeanne Baret nacque nel 1740 in un piccolo villaggio della Dordogna, una regione rurale della Francia. Non veniva da una famiglia ricca né da un contesto accademico. Era figlia di un bracciante agricolo e, come molte ragazze dell’epoca, non ricevette un’istruzione formale. Ma la sua formazione avvenne in un contesto altrettanto prezioso: i campi, i boschi, la natura.
Fin da giovane, Jeanne sviluppò una conoscenza approfondita delle piante. Imparò a distinguere le erbe officinali, a riconoscere le radici e le foglie, e a comprenderne le proprietà curative. Con il tempo, la sua fama locale crebbe e, intorno al 1760, Jeanne trovò impiego come governante nella casa di Philibert Commerson, un botanico di corte. Questo fu l’inizio della svolta.
Commerson era un naturalista di grande prestigio e, con il passare del tempo, Jeanne non si limitò ai lavori di casa. Divenne la sua assistente, imparando a disegnare, catalogare e classificare piante esotiche. Più tardi, la relazione tra i due si trasformò anche in una relazione sentimentale, ma, sul piano scientifico, Jeanne era già qualcosa di più di una governante. Era diventata un’operatrice attiva nel lavoro botanico.
La spedizione di Bougainville: la grande occasione
Nel 1765, il governo francese affidò a Louis-Antoine de Bougainville la missione di circumnavigare il globo, con l’obiettivo di scoprire nuove terre e raccogliere piante e risorse naturali per la Corona. Per una spedizione del genere, era necessario portare con sé un botanico, e la scelta cadde su Philibert Commerson.
Ma qui sorge il problema: Commerson non voleva partire senza Jeanne, la sua assistente indispensabile. Tuttavia, la legge francese vietava la presenza di donne a bordo delle navi. Cosa fare, dunque?
La soluzione fu tanto geniale quanto audace: Jeanne si sarebbe travestita da uomo. Con i capelli tagliati corti, il petto fasciato per nascondere le forme e abiti maschili larghi, divenne “Jean Baret”. Ufficialmente, era l’assistente personale di Commerson.
Nel novembre 1766, la spedizione partì da Nantes con due navi: la Boudeuse e l’Étoile. Jeanne si imbarcò sull’Étoile. Per i marinai era solo un giovane di poche parole, schivo e silenzioso. Nessuno sospettava nulla.
Durante il viaggio, la spedizione fece tappa in Brasile, Patagonia, Tahiti e diverse isole del Pacifico. Fu durante la tappa in Brasile che Jeanne scoprì una pianta dai fiori straordinari. Questa pianta fu battezzata bougainvillea, in onore del capitano della spedizione, ma il merito della scoperta va senza dubbio a Jeanne.
In totale, la spedizione raccolse migliaia di nuove specie botaniche, molte delle quali furono catalogate come scoperte di Commerson. Ma chi aveva davvero eseguito il lavoro sul campo? Jeanne.
Giù la maschera
Dopo mesi di navigazione, la situazione cominciò a precipitare. I marinai iniziarono a sospettare. La convivenza forzata in uno spazio ristretto aveva reso evidente che il “giovane Jean” aveva tratti troppo delicati.
La verità venne a galla a Tahiti, dove gli indigeni riconobbero subito che “Jean” era, in realtà, una donna. Dopo questa scoperta, i marinai non la persero di vista, e il capitano Bougainville decise che la presenza di una donna a bordo rappresentava un problema.
A Mauritius, Jeanne e Commerson furono lasciati a terra. Qui, però, Jeanne non si arrese. Insieme a Commerson, continuò il suo lavoro botanico, viaggiando anche in Madagascar per raccogliere nuove piante.
Quando Commerson morì nel 1773, Jeanne si trovò sola. Ma, come aveva sempre fatto, non si fermò. Riuscì a tornare in Francia, completando così il giro del mondo e guadagnandosi il titolo di prima donna a circumnavigare il globo. Non solo: riuscì a reclamare l’eredità di Commerson e ottenne dal governo una pensione vitalizia per i meriti acquisiti durante la spedizione. Questo riconoscimento era straordinario per una donna del suo ceto sociale e della sua epoca.
Quella di Jeanne Baret è la storia di una donna che, con le sue capacità, ha superato i limiti imposti dalla società. Il suo contributo alla botanica è stato essenziale, e oggi il suo nome è legato alla bougainvillea, il fiore che ancora oggi fiorisce in tutto il mondo. Dietro ogni ramo di bougainvillea che vediamo c’è il ricordo di una donna che ha avuto il coraggio di infrangere le regole per seguire la scienza e l’avventura.
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