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Mostra di Venezia, polemica per gli immigrati raccolti dal mare in “Terraferma” di Crialese

Il primo film italiano in concorso alla Mostra di Venezia, Terraferma di Emanuele Crialese, racconta la quotidiana vita di un'isola - facile l'accostamento a Lampedusa - "sconvolta" dall'emergenza clandestinità. Gli sbarchi vengono visti dagli occhi dei pescatori siciliani che, nell'indecisione se seguire l'ancestrale legge del mare oppure le leggi umane, scelgono di prenderli a bordo con loro, noncuranti delle nuove leggi che impongono di lasciarli alle autorità competenti per trattenerli nei ctp. In sala otto minuti di applausi accolgono il regista, che ha così commentato la pellicola: "Il mio film non parla di immigrazione, quello che sta accadendo nei nostri mari è una specie di nuovo Olocausto. La nostra è una risposta inadeguata, lasciare morire la gente tra le onde è un segno di enorme inciviltà, ma non ce ne rendiamo…
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“No Maroni Day” contro la censura della “Guantanamo italiana”

di Francesco Caselli "In considerazione del massiccio afflusso di immigrati provenienti dal Nord Africa e al fine di non intralciare le attività loro rivolte, l’accesso alle strutture presenti su tutto il territorio nazionale, di cui alla circolare n.1305 del 24 aprile 2007, è consentito, fino a nuova disposizione, esclusivamente alle seguenti organizzazioni: Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim), Croce Rossa Italiana (Cri), Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Save The Children, Caritas, nonché a tutte le Associazioni che hanno in corso con il Ministero dell’Interno progetti in fase di realizzazione nelle strutture di accoglienza, finanziati con fondi nazionali ed europei". Una buona iniziativa ma solo all’apparenza. Se leggiamo attentamente l’elenco delle organizzazioni vediamo che all’appello manca una componente fondamentale: la stampa. L’art. 21…
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Senegal, quando l’hip hop fa tremare il potere

Testo di Valentina Pomatto, immagini di Sarah Fragiacomo Raggiungevo il Senegal a marzo, quando nel mondo arabo scoppiavano le rivolte. Algeria, Tunisia, Egitto, Libia: focolai di ribellione in Medio Oriente e in Nord Africa alimentavano le speranze, e i timori, di una “primavera araba”. In questi mesi i regimi hanno vacillato e un'aria di cambiamento si è estesa nel bacino del Mediterraneo e oltre, fino alla Siria e allo Yemen, tra gli stati più conservatori e autoritari del vicino Oriente. D'improvviso è sembrato che i media, i cittadini e l'opinione pubblica in generale siano tornati a considerare il potere della piazza, la forza della società civile e la capacità della gente di essere motore di cambiamento. E mentre è in corso la primavera araba, che non risparmia sangue e repressione, un'altra…
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Frontiere News a Lampedusa. Raoudh: “Aiutatemi a trovare mio fratello!”

Il nostro Valerio Evangelista si trova a Lampedusa in missione umanitaria e sta raccogliendo testimonianze dall'isola. E' nel pieno di attività di distribuzione di beni di prima necessità e ha poche possibilità di scrivere. Nei prossimi giorni pubblicheremo le storie più interessanti che riceveremo da lui. Saranno brevi e concise, frutto dell'ottimizzazione del pochissimo tempo a disposizione per scrivere. Ma provate a immaginare i volti e le emozioni che si nascondono dietro queste poche parole. Raoudh e Mohamed, tunisini, vivono da otto anni a Mazara del Vallo. Sono felici in Sicilia. Mohamed è il responsabile di un centro di recupero giovani e ha un'azienda agricola che dà lavorare a italiani e tunisini. Nel suo paese era un meccanico. La loro esistenza è diametralmente cambiata con la caduta del regime di…
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Lagraa e la sua fiducia nella vita: quando l’hip hop crea integrazione

Negli anni '90 alcuni coreografi francesi in cerca di nuovi stimoli inserirono nelle loro compagnie danzatori di hip hop di provenienza maghrebina, cresciuti nelle periferie della Francia. Questi stessi danzatori poi hanno messo su delle proprie compagnie mescolando la break dance al contemporaneo e all'arte circense. Tra i nomi più conosciuti Mourad Merzouji,insediato nel centro coreografico di Créteil, Rachid Ouramdame che lavora a Genevilliers e Abou Lagraa fondatore della compagnia la Baraka a Lione. Inoltre Lagraa ha scelto nove danzatori algerini dando vita alla “ Cellule contemporaine du Ballet National Algérien”. Per questo ensamble ha creato un dittico intitolato “Nya” che significa “ aver fiducia nella vita”, in cui intende unire le due sponde del Mediterraneo. Questa creazione, presentata alla Biennale di Lione e al festival di hip hop e…
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