Sono stati arrestati dalla polizia israeliana i tre zeloti ebrei, di età compresa tra i 17 e i 28 anni, sospettati di aver imbrattato due settimane fa il Museo dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme. Nei testi, che hanno provocato una grande indignazione tra il popolo israeliano, si sosteneva che lo Stato sionista doveva esprimere gratitudine ad Adolf Hitler per "la splendida Shoah", senza la quale lo stato laico di Israele forse non sarebbe stato approvato dall’Onu. Nelle abitazioni dei tre zeloti, ha riferito una nota della polizia israeliana, è stato trovato materiale riconducibile alle correnti massimaliste a anti-sioniste dell’ebraismo ortodosso, insieme a testi filo-palestinesi.
Yad Vashem, in ebraico, significa “un memoriale e un nome”. Non è solo un’espressione tratta dal libro di Isaia, ma il nome di un museo, situato sul Monte Herzl, a Gerusalemme, che ricorda le vittime ebree dell’olocausto. Piccoli giardini curati, gallerie d’arte, stanze in cui sono conservati documenti risalenti ai giorni della Shoah, un centro studi, archivi e biblioteche. Sulle pareti del memoriale, questa mattina, sono state scoperte delle scritte inneggianti ad Adolf Hitler. Gli autori dei graffiti, che recano la firma di una cosiddetta “mafia cinica globale”, hanno voluto ringraziare il Fuhrer per aver perseguitato e sterminato gli ebrei. L’olocausto è stato definito “meraviglioso”. Gli autori del gesto, mafiosi, appunto (come loro stessi non hanno esitato ad autodefinirsi), si sono detti grati al dittatore per aver contribuito, con la…
Testo e foto di Riccardo Bottazzo La primavera in Rwanda si tinge di viola. E’ il colore del lutto. E’ il colore del genocidio a colpi di machete che 18 anni fa, nell’aprile del ’94, insanguinava il Paese delle Mille Colline. Torrenti di sangue trascinavano a valle i corpi macellati dei tutsi, sino al lago Vittoria dove si impigliavano nelle reti dei pescatori. Oggi le tracce delle fosse comuni scavate sulle sponde ugandesi del lago da cui nasce il Nilo, culla di civiltà, sono state cancellate per non turbare le coscienze dei turisti che non riuscivano a dare un senso ad una tale ecatombe. Non facciamone una colpa. E’ impossibile farsi anche una pallida idea di cosa significa un milione di morti ammazzati in meno di tre mesi. E’ come…
Con la sua Masseria delle allodole ha fatto conoscere al mondo intero, tramite la storia della sua famiglia, la crudezza del più dimenticato tra i genocidi. Antonia Arslan, professoressa di Letteratura italiana all'Università di Padova, una vita dedicata allo studio e alla memoria del massacro degli armeni, ci racconta cosa spinse nel 1915 il governo dei Giovani Turchi a intraprendere la strada della cancellazione di un'intera minoranza e perché ancora oggi quella del genocidio è una storia "scomoda". Professoressa Arslan, analizziamo insieme alcuni dei punti attraverso i quali i negazionisti sostengono che quanto accaduto nel 1915 agli armeni di Turchia non è considerabile genocidio. Gli storici turchi affermano, ad esempio, che non esiste alcun documento governativo in cui è evidente una strategia di sterminio. Nessun perpetratore di genocidi avverte delle sue…
A 87 anni ci ha lasciato Mario Spizzichino, detto "Pupone". Testimone diretto della Shoah, ha conosciuto le realtà dei campi di Auschwitz, Sosnowitz e Mauthausen. Parla di lui Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei): Spizzichino “è un’altra straordinaria voce di Memoria” che se ne va. “Era un uomo stimato e benvoluto, che con le sue testimonianze ha contribuito in modo decisivo a far luce sugli orrori del nazifascismo” ha poi aggiunto Gattegna. Il Presidente dell’Ucei ha poi sottolineato come l’esperienza terribile nei campi di sterminio aveva lasciato in Spizzichino “delle scorie indelebili nella sua esistenza, ma che non gli avevano impedito di impegnarsi con grande determinazione nella lotta all’oblio. Oggi, vigilia di Yom HaShoah, lo ricordiamo con affetto e commozione al pari di tutti gli altri testimoni che ci…