In nome di Amal: la cultura palestinese si preserva nei campi profughi
Era il 6 giugno 1982 quando l’esercito israeliano invase il Libano già fortemente colpito da una profonda guera civile. L’11 settembre dello stesso anno, Ariel Sharon, allora ministro della difesa israeliano, affermava che almeno duemila “terroristi” palestinesi erano presenti all’interno dei campi per i rifugiati di Sabra e Shatila. L’assasinio del neo presidente cristiano maronita Bachir Gemayel, la cui elezione rappresentava una speranza concreta per la risoluzione del conflitto libanese, fu un pretesto che portò a quella strage che fece tra Ie 700 e Ie 3500 vittime all’interno dei due campi profughi. Il cessate il fuoco, negoziato dagli USA e…