Essere fotografo significava per lui “giocare in viaggio con macchina e pellicola”. Poi nel 2004 Stefano Pesarelli ha attraversato l’Africa da Torino al Mozambico a bordo di una Fiat Campagnola. Innamorandosi del continente africano e dei suoi colori. Adesso vive tra Lilongwe e la città sabauda e racconta, fuori da luoghi comuni, un continente tutto da scoprire.
Lei ha viaggiato moltissimo, dal Medio Oriente al Giappone, dall’India al Sud America. Da dove nasce la sua passione per i viaggi?
Credo nasca come in modo simile a tanti viaggiatori: dalla voglia di confrontarsi con la diversità, dal volersi mettere in discussione e alla prova, dalla voglia di avventura. Sono dell’idea che senza provare a mettersi in gioco attraverso i viaggi sia più difficile capire se stessi e il tempo in cui viviamo.
Alla fine del 2004, di ritorno da un viaggio in Africa, è nata l’avventura di Africa Wild Truck. Di cosa si occupa questo progetto?
Nel 2004 ho attraversato l’Africa con una vecchia Campagnola insieme alla mia compagna Francesca Guazzo che ha scritto la sua tesi di laurea su un’isola del Mozambico, Ilha de Mocambique. L’obiettivo era quindi raggiungere l’isola, ma per farlo abbiamo attraversato l’intero Continente. Africa Wild Truck nasce dall’idea di continuare il viaggio in Africa in un modo che era ed è il nostro e che molti condividono: a contatto con la natura e tra la gente. È un progetto sempre in divenire e definirlo non è semplice. Al momento direi che è un progetto di turismo con una attenzione verso il sociale attraverso la divulgazione di storie raccontate con lo strumento della fotografia.
Attualmente lavora al progetto Africa through iPhone, una raccolta di immagini dell’Africa scattate con un iPhone, con le quali sostiene il lavoro di numerose ong internazionali. Da dove nasce questa collaborazione?
Vivo gran parte dell’anno in viaggio in Africa e ho pensato di utilizzare questo strumento per aprire delle finestre sul Continente. Alcuni scatti con iPhone sono stati dedicati al lavoro di alcune ONG, ma quando voglio scattare per raccontare una storia uso la reflex. L’iPhone è utile per dare dei flash sui blog o sui media, attraverso una singola immagine. È molto potente come mezzo e può avere un grande impatto. A volte, nonostante la qualità non eccelsa delle immagini, puó raccontare di più perché con un iPhone si puó sempre entrare in una scena “in punta di piedi”.
Nel suo libro sul Mozambico descrive accuratamente la flora, la fauna, il popolo e i modi di vita di questo Paese. Cosa l’ha colpisce di più del popolo?
Mi colpiscono quei ritmi piú tranquilli di chi vive in Europa. Poi mi colpiscono quei sentimenti che tutta l’umanità ha in comune: è bello ritrovare e ritrovarsi in un mondo senza confini.
In un periodo di forte crisi economica e politica che attualmente attraversa il nostro Paese, pensa che il popolo africano possa insegnare qualcosa al popolo italiano?
Altroché. Credo che ciò che viene definito “crisi” è una condizione che per milioni di persone è molto più della normalità. Quindi tutto è relativo. L’Africa insegna che vanno valorizzate le idee e che si può vivere con meno. Gli avvenimenti delle ultime settimane nel nord Africa insegnano che internet è uno strumento che dà pari opportunità a tutti.
Secondo lei, quali sono le potenzialità che andrebbero sviluppate, per migliorare le condizioni di vita del continente?
Più sinergie vere, più voglia di lavorare a progetti comuni: ci vorrebbero più condivisioni di idee. Internet in questo senso è un ottimo strumento. L’Africa è un Continente in divenire: questo fermento è un grande vantaggio.
Lei ormai vive tra l’Italia e Lilongwe, in Malawi. Secondo lei, esiste il famoso “mal d’Africa”?
Non so se sono colpito da mal d’Africa. La definizione è molto vaga. E non credo sia un male. Diciamo che sento una energia e una positività quando sono in Africa che in altri luoghi del mondo non ho sentito. Vivendoci credo che il dipingere questo continente (o una sua parte) in modo romantico e romanzato sia un errore.
Dal 2005 offre la possibilità a chiunque ne abbia voglia di accompagnarla in una delle sue spedizioni fotografiche. Quali sono le sensazioni provate da chi per la prima volta visita il continente?
Prima della partenza i dubbi e le incertezze sono tante, le domande molte e rispondere è un piacere. Una volta atterrati è tutto piú facile. Quello che vedo nei loro occhi è una grande sorpresa nel vedere cosí tanto di tutto. Si dice che in Africa sia tutto più grande. Spazi, tempi, emozioni.
Martina Strazzeri
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