Andalusia, il voto che mette in crisi il bipolarismo

di Salvatore Possumato

Il Pp fallisce l’assalto alla roccaforte socialista. Arenas si ferma a 50 seggi, lontano dalla maggioranza assoluta (55). Izquierda Unida con i suoi 12 deputati sarà l’ago della bilancia del prossimo governo

La ‘marea blu’ di Mariano Rajoy si infrange contro il muro andaluso. A dispetto dei sondaggi elettorali, che davano per certo o quasi il raggiungimento della maggioranza assoluta da parte del Pp, il Psoe ferma l’emorragia di voti del 20N e si candida a governare per la nona volta consecutiva la comunità autonoma dell’Andalusia. Ma questa volta – ecco la grande novità emersa dal voto del 25 marzo e in parte già annunciata dalle politiche di quattro mesi fa – sarà determinante l’appoggio di Izquierda Unida, l’unica forza uscita davvero vincitrice dalla tornata elettorale.

Forte degli scandali che hanno travolto la giunta di  Jose Antonio Griñan per i casi Ere (prepensionamenti illegali e aiuti fraudolenti alle imprese in crisi) e Ivercaria (l’impresa pubblica di capitale di rischio, controllata dalla Giunta, che avrebbe compilato false relazioni sulle aziende nelle quali investire) e cavalcando l’onda del recente trionfo alle elezioni generali, Javier Arenas confidava di strappare, per la prima volta in 30 anni, l’Andalusia dalle mani dei socialisti.

Una speranza destinata, come nei tre tentativi precedenti, a dissolversi nel nulla nonostante il conseguimento di un risultato storico, la maggioranza relativa in una tra le più solide roccaforti socialiste. Una vittoria di Pirro, poiché i 50 seggi conquistati contro i 47 del Psoe non consentono al partito di Rajoy di sostituirsi ai rivali alla guida della comunità autonoma del sud della Spagna. Prerogativa che spetterà nuovamente a Griñan, se riuscirà a trovare l’accordo con Iu.

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La coalizione di sinistra ha raddoppiato la sua rappresentanza nel parlamento andaluso (salita da 6 a 12 membri) e si presenterà al tavolo delle trattative con un forte potere contrattuale. Più che impostare un discorso di poltrone nel futuro esecutivo (Izquierda Unida non sembra interessata a entrare nel governo, rivendicando però la presidenza del parlamento) Diego Valderas, coordinatore regionale di Iu, pone come condizione per l’appoggio esterno ai socialisti la condivisione di punti programmatici. Ed è questo, più che la concessione di un paio di ministeri regionali di scarsa importanza, a suscitare preoccupazione in seno alla dirigenza socialista. Un sensibile cambiamento di rotta, un’inversione a sinistra nelle politiche che hanno contraddistinto il Psoe negli ultimi anni. Prima di stipulare un qualunque accordo “parleremo con la nostra gente – ha dichiarato Valderas – consulteremo la base come previsto dallo statuto”. In parole spicciole si dà vita a un nuovo corso, che tenga in considerazione la volontà della gente o nisba. E “l’Andalusia ha detto chiaramente che il cambiamento lo vuole a sinistra” ha precisato, qualora ce ne fosse stato bisogno, Valderas.

L’elevata astensione, cresciuta nel giro di appena 4 anni di 10 punti (dal 27% al 37%), fotografa un malcontento generale che mette a nudo l’endemica fragilità del sistema bipolare spagnolo (analogo discorso potrebbe riferirsi alla realtà italiana). Una rappresentazione della società divisa in due blocchi, separati da un labile confine, che non ha alcun riscontro nel mondo reale e incapace di dare risposte ai bisogni concreti della gente. Gli andalusi non hanno gradito le misure attuate dal governo Rajoy nei suoi primi cento giorni di vita (riforma del mondo del lavoro, aumento delle tasse, tagli alla spesa pubblica), ma al contempo hanno sfiduciato un Psoe travolto dagli scandali e incapace di porre un argine a un tasso di disoccupazione che ha toccato il 30%. Si spiega così la crescita esponenziale di Iu, formazione verso la quale convergono i voti di un elettorato socialista disilluso, disorientato e alla ricerca di un’alternativa vera. Un segnale forte, proveniente dalla regione storicamente più vicina al Psoe (non a caso Felipe González, primo presidente socialista di un governo spagnolo, è originario di questa terra), un vero e proprio laboratorio politico per delineare le linee guida dell’azione di partito a livello nazionale. Spostando l’attenzione a un quadro più ampio, la domanda è se Alfredo Rubalcaba riuscirà a recepire il messaggio e proporre soluzioni in contrasto con il sistema neoliberista dominante, se – prendendo in prestito le parole di Valderas – “il Psoe sarà capace di attuare politiche di sinistra”.


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