Un’applicazione web ideata da una piccola startup italiana ha rivoluzionato l’organizzazione logistica del Salam Centre di Khartoum, un polo cardiochirurgico gestito da Emergency del quale beneficiano persone di tutto il continente
di Ilaria Bortot
“Salam Centre DB è una web application di cartella clinica sviluppato sulle esigenze di gestione del Centro Cardiochirurgico di Salam a Khartoum, direttamente per Emergency. Raccoglie i dati dei pazienti ed il loro percorso clinico, sia come out-patient (visite specialistiche e di controllo post intervento) sia come pazienti in degenza. Le aree coperte dal programma includono la raccolta di dati sugli interventi chirurgici nonché la registrazione dei risultati dei diversi esami di laboratorio sia per fini statistici sia per produrre la documentazione da inserire nella cartella clinica del paziente”.
A raccontarci cosa significa questa definizione trovata sul sito di Labbit, giovane azienda italiana impegnata nello sviluppo di software, è Niccolò Venturoli, cofondatore di Labbit, analista, sviluppatore senior e capo del progetto Salam Centre DB.
“Questo progetto tutto italiano sta migliorando la vita a migliaia di pazienti nel cuore dell’Africa – spiega il dottor Venturoli – La storia inizia nel 2009, ben prima del nostro coinvolgimento con Emergency quando Labbit, appena nata, inizia a lavorare per un progetto di Digital Signage con un nuovo cliente. Ed è qui che incontriamo Simon Owen, sistemista senior e capo progetto, con il quale nasce prima una sintonia professionale e poi una vera e propria amicizia”.
Amicizia che rimane anche quando Simon decide di lasciare l’Italia e dedicarsi ad altri progetti a livello internazionale. Grazie a questo cambiamento entra in contatto con Emergency e decide di partire per l’Africa e di mettere a loro disposizione la sua esperienza come informatico e logistico.
Dopo circa due anni presso il Salam Centre, a Karthoum, a Simon venne l’idea di riorganizzare il centro di Emergency. L’esigenza primaria per migliorare il centro è quella di sviluppare un software in grado di “ricreare” una cartella clinica. I benefici di un programma del genere sono intuibili: la possibilità di curare più persone più velocemente ed in maniera più efficace. Owen si mette al lavoro per “progettare” il software con risorse limitate, dal momento che strategicamente Emergency ha sempre preferito investire principalmente in medicine, macchinari di prima qualità e personale competente.
Ed è qui che entra in gioco Labbit. Durante una telefonata su Skype, Simon e Niccolò iniziano a pensare a come realizzare il software a costo zero, o quasi.
“Era chiaro che ci dovevamo lavorare personalmente e che avremmo dovuto puntare su una tecnologia emergente capace di ridurre drasticamente i tempi di scrittura del codice. Ne parlai con il mio socio, Dario, anche lui sviluppatore e decidemmo d’investire in questo progetto, consapevoli che, probabilmente, si sarebbe trattato più di una “donazione” che di business, ma consapevoli anche di poter usare l’informatica per aiutare i medici a salvare delle vite”.
Inizia così lo sviluppo del progetto in tandem Labbit/Emergency, con il team composto, oltre che da Owen e Venturoli, da Dario Pepe (cofondatore Labbit, analista, sviluppatore senior e data scientist) e Blasco Brauzzi (sviluppatore frontend, test factory).
Non sono mancati i “problemi tecnici”, come spiega lo stesso Venturoli: “La scelta dell’architettura è stata veramente ardua, perché dovevamo realizzare, in un anno di tempo, un software che di solito necessita di un team composto da 8-10 persone e noi eravamo solo in quattro…”.
Eppure ci sono riusciti. “Adesso il software di cartelle clinica, rigorosamente open-source, è in produzione da più di un anno e aiuta tutti i giorni Emergency a curare i malati del centro, tenendo traccia di analisi, risultati di laboratorio, diagnosi, eco, e presentando la storia del paziente in modo che il medico possa pilotare la terapia in modo efficace e veloce”.
Un’esperienza importante, non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal lato umano: “Per noi, lavorare in una realtà come Emergency, anche se a distanza, è stata un’esperienza incredibile: pur essendo una onlus, l’organizzazione è capillare e i vari reparti sono dislocati in tutto il mondo e ognuno di essi è specializzato in quello che fa, quindi l’organizzazione è quella tipica di una multinazionale, ma una multinazionale diversa da tutte le altre, il cui obiettivo non è il profitto ma lo scopo umanitario. Ogni soldo viene speso per perseguire questo scopo, gli sprechi sono inesistenti, il budget usato solo per le cose necessarie ma non strettamente riguardanti la cura dei malati, sono minimi. Al Salam Centre, Gino Strada è in prima linea e opera decine di pazienti al giorno, a cuore aperto. Noi non lavoriamo per Emergency ma con Emergency quindi l’obiettivo primario rimane la causa umanitaria”.
Il lavoro su Salam Centre DB continua. Ad oggi, Labbit si preoccupa di sviluppare nuovi moduli per migliorare il software e adattarlo alle esigenze sempre crescenti del centro cardio-chirurgico di eccellenza in Sudan.
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