Libia. Milizie orientali contengono lo Stato Islamico, ma la coalizione militare sembra a rischio

di Alessandro Pagano Dritto

(Twitter: @paganodritto)

 

(*Immagine di copertina: un deposito petrolifero prende fuoco a causa dei combattimenti tra PFG e Stato Islamico nell’offensiva condotta da quest’ultimo il 4 gennaio 2016. Fonte: www.libyaobserver.ly)

 

L’attacco dello Stato Islamico ai terminali petroliferi della costa centrale libica del 4 e 5 gennaio 2016 sembra essere stato per il momento respinto dalle forze del leader militare Ibrahim Jathran, che già agli inizi del 2015 aveva fermato negli stessi luoghi l’avanzata delle forze della Libia occidentale. Ma i nemici di ieri possono essere gli amici di oggi e l’operazione potrebbe aver messo in luce il ruolo ambiguo giocato dalle Petroleum Facilities Guards nell’alleanza militare orientale; questo proprio quando la questione del Generale Khalifa Hafter sembra assumere, in prospettiva, sempre maggior rilievo.

 

Tra il 4 e il 5 gennaio 2016 lo Stato Islamico libico ha tentato uno sfondamento verso est sulla linea costiera del Golfo della Sirte, la cui omonima città è attualmente il centro più importante posto sotto il suo controllo nel paese nord africano. L’area interessata dai tentativi espansionistici delle milizie nere sembra riguardare al momento poco meno di una sessantina di chilometri compresi tra la città di Bin Jawad e quella di Ras Lanuf: in mezzo, il centro di As Sidr e un centinaio di chilometri poco oltre il limite indicato, sempre procedendo verso est, Marsa al Brega tenuta dalle forze di Tobruk.

 

(Tra Ben Jawad e Ras Lanuf, fronti estremi delle attuali attenzioni dello Stato Islamico, ci sono meno di cento chilometri)

 

 

Es Sidr e Ras Lanuf: l’importanza dell’area attaccata dallo Stato Islamico e chi la difende.

Dal punto di vista economico, l’area indicata è potenzialmente una delle più importanti della Libia, in quanto vi hanno sede alcuni dei maggiori terminali petroliferi del paese: i già nominati siti di Ras Lanuf, appunto, ed Es Sidr che nei combattimenti ha subito anche importanti danni.

La documentazione sulla produzione petrolifera ed energetica libica resa pubblica dalla US Energy

Ibrahim Jathran, capo delle Petroleum Facilities Guards (PFG). Il controllo dei terminali petroliferi attualmente minacciati dallo Stato Islamico ha costituito - e presumibilmente costituisce ancora - buona parte del suo peso politico. Da qualche tempo sembra in rotta con il Generale Khalifa Hafter, che pure sostiene in linea teorica. (Fonte: www.libyaprospect.com)
Ibrahim Jathran, capo delle Petroleum Facilities Guards (PFG). Il controllo dei terminali petroliferi attualmente minacciati dallo Stato Islamico ha costituito – e presumibilmente costituisce ancora – buona parte del suo peso politico. Da qualche tempo sembra in rotta con il Generale Khalifa Hafter, che pure sostiene in linea teorica. (Fonte: www.libyaprospect.com)

Information Administration (Amministrazione statunitense sull’informazione energetica, EIA), aggiornata al momento della consultazione al 19 novembre 2015, riporta che in tutto l’anno trascorso il paese nordafricano ha avuto una produzione media di 400.000 barili al giorno a fronte del milione e 650.000 stimati prima del 2011. Sia Es Sidr che Ras Lanuf sono terminali petroliferi sul Mediterraneo dai quali il petrolio può essere esportato all’estero; ma al contrario di Es Sidr, Ras Lanuf possiede anche una raffineria propria che è la più produttiva della Libia: 220.000 barili al giorno sui 378.000 prodotti, secondo gli ultimi dati a disposizione dell’agenzia e risalenti alla fine del 2014. Come sottolinea però il Libya Herald riportando degli ultimi eventi nell’area, passate per quanto episodiche incursioni dello Stato Islamico nell’area dei giacimenti di Waha e Mobrouk, collegati ai terminali, hanno di fatto diminuito l’attività dei suddetti impianti costieri: il riferimento è probabilmente agli eventi del febbraio e marzo 2015, quando gli attacchi condotti dallo Stato Islamico sui giacimenti petroliferi di Mabrouk e Waha – Bahi, nella traslitterazione adottata dalla Reuters – provocarono la morte di almeno 12 persone e condussero le autorità orientali a dichiarare lo stato di forza maggiore per 11 giacimenti. Secondo il quotidiano libico, solo il terminale di Marsa al Hariga, poco più a est della città di Tobruk, sarebbe ancora funzionante.

Nei primi mesi del 2015 anche le forze militari della Libia occidentale tentarono di sottrarre l’area all’influenza delle autorità rivali, ma in marzo avevano infine pattuito il ritiro dalla prescelta base di Bin Jawad anche per concentrarsi sul contrasto allo Stato Islamico nel frattempo comparso a Sirte.

 

[Per approfondire sul contrasto tra misuratini e uomini di Jathran ai tempi della Operation Sunrise: Frederic Wehrey, The Battle for Libya’s Oil, The Atlantic, febbraio 2015; reportage]

 

Come allora la Libya Dawn, anche oggi lo Stato Islamico non sembra essere per il momento riuscito nell’analogo intento: allora come ora, i due gruppi hanno trovato nel proprio tragitto l’opposizione delle Petroleum Facilities Guards (Guardie delle Installazioni Petrolifere, PFG) di Ibrahim Jathran.

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[Per approfondire su Ibrahim Jathran e le PFG nel più ampio panorama politico della Libia orientale: Mohamed Eljarh, The Federalist Movement in a Deeply Divided Libya, Atlantic Council, settembre 2014]

 

Secondo quanto quest’ultimo ha sostenuto in un comunicato ampiamente citato dal sito d’informazione Libya Prospect, l’attacco dello Stato Islamico sarebbe stato operato da milizie installate a Sirte, Nowfaliya e Harawa, tutte località site immediatamente a ovest di Bin Jawad: città che infatti la formazione di origine siro-irachena sostiene ora di controllare, nonostante le smentite del portavoce delle PFG.

 

 

[Per approfondire sul ritiro della Terza Forza di Misurata da Bin Jawad: Tom Westcott, Tripoli Forces Withdraw From Battle for Libyan Oil Ports, Middle East Eye, marzo 2015]

 

Nuove collaborazioni militari dividono  il fronte militare orientale?

 

(La distanza tra Misurata, le cui milizie nel 2015 si posizionarono a Bin Jawad per lanciarsi verso i terminali petroliferi della sirtica, e Marsa al Brega, dove è posizionata l’aviazione di Khalifa Hafter che negli ultimi scontri non è intervenuta a supporto di Ibrahim Jathran, copre quasi tutto il Golfo libico. Oggi Bin Jawad è reclamata dalle milizie dello Stato Islamico, che potrebbero farne lo stesso uso che tempo fa ne fecero i misuratini)

 

 

Durante gli scontri del 4 e 5 gennaio, l’evento più notevole è stato che l’aviazione che ha bombardato le postazioni dello Stato Islamico a Bin Jawad non è stata, come ci si sarebbe potuto aspettare visto l’appartenenza di campo di Jathran, quella orientale, bensì quella occidentale misuratina: il che sembrerebbe aver inaugurato una prima collaborazione dei due eserciti uniti contro un nemico comune.

 

 

Parlando all’emittente Libya’s Channel, il portavoce delle PFG Ali al Hassi ha confermato il coordinamento della formazione con l’aviazione militare della Libia occidentale, mentre il capo della sezione operazioni dell’aviazione orientale Mohd al Manfur dichiarava alla stessa emittente che le sue unità erano pronte a partire dal vicino sito di Marsa al Brega per coordinarsi con le PFG, ma che il 4 gennaio ancora non erano state utilizzate.

 

 

Si ricorderà a questo proposito che già a giugno lo Stato Islamico fu costretto a lasciare il suo primo feudo libico, la città orientale di Derna, da azioni congiunte tra l’esercito del Generale Khalifa Hafter e le milizie a lui ostili presenti sul posto, vicine al Benghazi Revolutionaries Shura Council (Consiglio dei Rivoluzionari della Shura di Bengasi, BRSC) e perciò almeno idealmente supportate dalle autorità di Tripoli. L’idea di una collaborazione militare tra attori ostili in chiave antiterroristica non è dunque del tutto inedita in Libia, ma per la prima volta a Ras Lanuf e As Sidr settori militari occidentali avrebbero direttamente collaborato con forze militari schierate sul campo orientale.

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[Per approfondire sull’allontanamento dello Stato Islamico da Derna: Cronache libiche, Il giugno di Derna, Frontiere News, giugno 2015]

 

Le dichiarazioni di Ibrahim Jathran e i rapporti col Generale Khalifa Hafter.

La mancanza di sostegno attivo da parte di Hafter nei combattimenti di Ras Lanuf e Es Sidra non

Il Generale Khalifa Hafter, principale leader della coalizione militare orientale. E' stato oggetto di un duro attacco verbale da parte di uno dei suoi alleati meno probabilmente meno certi, Ibrahim Jathran. (Fonte: www.reuters.com Esam Omran Al-Fetori)
Il Generale Khalifa Hafter, principale leader della coalizione militare orientale. E’ stato oggetto di un duro attacco verbale da parte di uno dei suoi alleati probabilmente meno certi, Ibrahim Jathran. (Fonte: www.reuters.com Esam Omran Al-Fetori)

pare essere passata inosservata, visto che nel già citato comunicato Jathran denuncia Hafter come una figura pericolosa e divisiva, un nemico al pari dello Stato Islamico: «lui e lo Stato Islamico sono due facce della stessa medaglia – ha detto Jathran secondo quanto riportato – e lui è quello che sta cercando la rovina e la distruzione di Bengasi, ha ucciso il meglio della gioventù di Bengasi e della Cirenaica». E ha poi aggiunto rivolgendosi anche agli abitanti di Ajdabiya, recente terreno di scontri e possibile replica della situazione bengazina: «i nemici non sono solo lo Stato Islamico, che è il maggiore [tra questi], ma [lo sono] anche coloro che cercano di ripristinare la dittatura e il comando militare: il cosiddetto Comando Generale, e i loro alleati sono tutti nemici dei libici. Se avessimo voluto il regime militare, sarebbe stato meglio, allora, mantenere il comando di Gheddafi».

Il contrasto tra Jathran e Hafter all’interno della coalizione militare occidentale aveva avuto il suo apice lo scorso settembre, quando il capo delle PFG aveva accusato il Generale e i suoi uomini di aver attentato alla sua vita. In un suo articolo-mappa sulle milizie che compongono il complesso panorama libico, la giornalista e ricercatrice Mary Fitzgerald chiarisce che le milizie di Jathran, pur appoggiando idealmente l’operazione antiislamista di Hafter, non hanno di fatto tradotto il loro appoggio in un aiuto effettivo nel principale scenario dell’operazione stessa, Bengasi. Si legge anzi che «Jathran rimane un importante elemento autonomo, non in ultimo per il timore che possa utilizzare di nuovo il blocco delle installazioni petrolifere come uno strumento politico»; il riferimento è a una simile azione attuata dal gruppo tra il 2013 e il 2014.

 

 

(Il tratto di costa che separa la città di Ajdabiya, feudo di Ibrahim Jathran, e i due terminali petroliferi di Ras Lanuf e Es Sidr, controllati dalle sue milizie. Si può notare la presenza centrale di Marsa al Brega, dove è di stanza l’aviazione dell’esercito orientale, e, in ultima, di Ben Jawad, minacciata dallo Stato Islamico appena oltre i terminali. Permettere all’esercito di Hafter di installarsi ad Ajdabiya potrebbe voler dire per Jathran perdere una buona parte dell’attuale sua presa sui terminali stessi, nel recente passato usati come strumento di pressione politica)  

 

In una serie di tweet lo studioso di cose libiche – e libico a sua volta – Mohamed Eljarh ha sottolineato qualche tempo fa che il nocciolo dei rapporti esistenti tra Jathran e Hafter va individuato nella città di Ajdabiya, che Jathran considererebbe una sorta di feudo nonché un importante snodo verso i terminali petroliferi da lui protetti.

 

 

Tuttavia le forze militari orientali sospettano che i loro oppositori di Bengasi ricevano sostentamenti proprio dalla cittadina di Jathran e i loro vertici si sarebbero riuniti più volte con i notabili del posto. Nulla è mutato nell’opposizione delle PFG, che da parte loro accusano Hafter di voler occupare la città con la scusa del contrasto all’estremismo.

 

 

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Dal dicembre 2015 Ajdabiya è al centro di nuove operazioni condotte dalle forze di Hafter, ma sembrerebbe fino ad ora che entrambi i leader in contrasto tra loro abbiano preferito mantenere un basso profilo evitando il coinvolgimento diretto a favore della mediazione delle autorità locali.

 

La questione Hafter dal campo militare a quello politico.

Forse a parziale correzione delle parole di Jathran, ancora il portavoce delle PFG al Hassi ha dichiarato che il suo gruppo sarebbe pronto a collaborare con chiunque si dichiari disposto a combattere i le organizzazioni terroristiche.

 

 

Il che farebbe pensare, a parere di chi scrive, che il gruppo stesso vorrebbe da un lato conservare la propria autonomia legandosi indissolubilmente a formazioni politiche e militari – di Tripoli o di Tobruk – i cui referenti dovrebbero per altro perdere ogni forma di riconoscimento internazionale con la formazione – prevista per la seconda metà di gennaio – del governo unitario di Fayez Serraj, dall’altro chiarire ai vertici militari di Tobruk che l’alleanza con loro non può mai essere data per scontata.

Sembra infine che la questione di Hafter abbia tenuto banco al primo vertice completo del consiglio presidenziale del governo unitario, tenutosi a Tunisi proprio nei giorni dell’offensiva nera nella sirtica, dove proprio sulla figura del Generale ci sarebbero state delle frazioni. I diversi media libici hanno più o meno accentuato il fatto secondo il loro orientamento più o meno favorevole al governo in questione, ad Hafter e al processo mediato dalle Nazioni Unite: si va dal «dilemma insolubile» che «potrebbe far crollare» il consiglio stesso, prospettato dal Libya Observer, fino ai toni minimizzanti del Libya Herald, ma sembra realistico credere che la questione nel suo complesso costituisca un effettivo, delicato, nodo da risolvere.

Rimane da capire, in questo delicato nodo, che posizione occupino allora Ibrahim Jathran, le sue PFG e la difesa dei terminali petroliferi dagli attacchi dello Stato Islamico.

 

P.s.: Secondo gli ultimissimi aggiornamenti, arrivati quando questo articolo era già in bozze, il Generale Khalifa Hafter avrebbe ordinato alla propria aviazione di difendere i terminali petroliferi in caso di ulteriori attacchi da parte dello Stato Islamico; partendo però, scrive il Libya Herald, dall’aeroporto di Benina a Bengasi.


Profilo dell'autore

Alessandro Pagano Dritto
Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.

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