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Viaggia da casa (S2 E4) – Palestina con Cecilia Dalla Negra

Quarta puntata della seconda stagione di Viaggia da casa, il format di videointerviste a cura di Frontiere per conoscere il mondo e le sue sfumature un paese alla volta attraverso i racconti di autori che li hanno vissuti in prima persona. Le interviste sono a cura di Joshua Evangelista e Luca La Gamma, regia di Valerio Evangelista. L’appuntamento è ogni giovedì alle 19.30 in diretta su Facebook e YouTube. https://www.youtube.com/watch?v=GvjrAAEHevA&t=88s La storia e tanta cultura della Palestina sono stati i principali temi al centro dell'intervento della giornalista e scrittrice Cecilia Dalla Negra. Ma non solo, situazione Covid, lotte femministe e diritti umani hanno fatto da corredo ad una puntata ricca di stimoli. Poi, come sempre, abbiamo chiesto a Cecilia un film, un libro, un luogo da visitare e un cibo imperdibile per capire la Palestina…
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Covid e occupazione stanno stritolando ciò che resta della Palestina

Il COVID-19 ha affossato economia e sanità pubblica in Palestina, già devastata dall'occupazione israeliana della Cisgiordania e dall'embargo a Gaza. I medici (israeliani e palestinesi) e le associazioni umanitarie stanno lanciando l’allarme. Secondo l’ultimo rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) sulla situazione economica in Palestina, il COVID-19 ha aggravato le terribili condizioni economiche nei territori palestinesi occupati. Già prima della pandemia, la stessa UNCTAD prevedeva un biennio ’20-’21 devastante per l’economia palestinese, con una stima di diminuzione del PIL pro capite tra il 3% e il 4,5%. In effetti, i tassi di povertà e di disoccupazione sono rimasti elevatissimi (attorno al 30%), il PIL pro capite è diminuito per il terzo anno consecutivo, la Cisgiordania ha registrato il suo tasso di crescita più basso…
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“La capitale della Palestina è Gerusalemme”: correva il tredicesimo secolo d.C.

in copertina: "Gerusalemme", di Conrad Grünemberg - 1487 "La Palestina è l'ultima delle province della Siria verso l'Egitto. La sua capitale è Gerusalemme". Così scriveva nel tredicesimo secolo il biografo e geografo arabo Yaqut al-Hamawi nel suo "Mu'jam al-buldan", cioè "dizionario dei paesi", citato nel 1890 dallo storico britannico Guy le Strange in "Palestine Under the Moslems: A Description of Syria and the Holy Land from A.D. 650 to 1500". Oggi lo status della città di Gerusalemme è controverso. C'è chi la considera "capitale indivisibile ed eterna dello Stato ebraico" (come ha di recente riconosciuto ufficialmente Donald Trump), chi vede in essa la capitale del bantustanizzato Stato di Palestina, e chi vorrebbe l'attuazione della risoluzione n.181/1947 delle Nazioni Unite secondo cui Gerusalemme sarebbe dovuta essere un corpus separatum sotto l’amministrazione delle NU. Nella sua storia millenaria…
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Così l’occupazione schiaccia il cristianesimo in Palestina

Fondatore del Monastero di Sant'Ephrem a Taybeh, l'unico villaggio interamente cristiano di tutta la Palestina, Padre Jacques Frant racconta la vita di un monaco sotto occupazione militare Jacques Frant è un monaco melchita, giunto alla fede e all’amore per il popolo palestinese dopo una vita travagliata e sofferta. Nato a Parigi nel 1950 da padre polacco e madre turca, entrambi ebrei, a 16 anni prese coscienza dei tragici eventi della Shoah vissuti dalla sua famiglia. Questa pesante eredità lo condusse verso una posizione netta contro il razzismo, entrando nelle case degli immigrati, nordafricani e italiani in particolare. “Non fu facile superare la paura dell’altro”, commenta Padre Jacques. “Soprattutto con gli algerini, visto che si era appena conclusa la Guerra d’indipendenza. Ma è stato così gratificante!”. Visse in prima linea il Maggio parigino, uscendo persino…
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Mezzo secolo di occupazione in 50 storie di vita quotidiana in Palestina

Dal 5 al 10 giugno 1967 il vicino oriente fu insanguinato da quella che passò alla storia come la Guerra dei sei giorni. Attaccati a sorpresa dall'aviazione di Tel Aviv, gli alleati arabi tentarono di reagire alle varie operazioni militari che gli israeliani condussero via aerea e via terra. Un blietzkrieg che colse gli eserciti arabi (principalmente Egitto, Siria e Giordania) alla sprovvista, benché fu proprio lo schieramento delle truppe di questi ultimi a dare a Israele il pretesto per muovere guerra. Gli arabi ricordano questi giorni come an-Naksah (النكسة), "la sconfitta": alla fine della guerra Israele aveva infatti conquistato la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza all'Egitto, la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le alture del Golan alla Siria. L'espansione territoriale israeliana, benché ottenuta in…
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