di Giorgia Losi
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MADRID – É una notte di gelido vento a Madrid quella del sedicesimo giorno di occupazione di piazza del Sol. Contrariamente alle aspettative, intorno alla mezzanotte qui nessuno si è ancora fermato. L’aria che si respira è eccezionale e inebriante di quel profumo di libertà comune a quei momenti in cui sembra che la gente, unendosi, possa davvero avere una voce in capitolo sulle sorti del proprio paese. La piazza, ormai simbolo e hub centrale della Spanish Revolution degli Indignados, è ormai completamente tappezzata di striscioni, disegni e slogan che tentano di raccogliere e fissare i concetti intorno ai quali ruota questa spontanea rivolta popolare, iniziata con un semplice sit-it di giovani indignati. Cartelli che nei giorni si sono accumulati e sbiaditi ma che hanno resistito a pioggia e intemperie, ben attaccati, irremovibili come chi li ha scritti.
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Addentrandosi nel fitto reticolato di tende, scrivanie, banchetti e piccoli stand de “la Acampada”, si può scoprire quanto efficiente sia l’organizzazione messa in piedi dagli Indignados. In un clima di generale cordialità, infatti, qualcuno si aggira indaffarato, qualcun altro offre bicchieri d’acqua – in linea con il principio di non usare la scusa dell’accampata per bere e divertirsi – alcune ragazze riordinano l’area dove durante il giorno giocano i bambini mentre le mamme si dedicano alle assemblee – altri mangiano, altri sostano nella ricca biblioteca a cielo aperto, e tutto intorno è pieno di punti di aggregazione dove gruppi folti di persone parlano e si confrontano. L’atmosfera è surreale. Nel frattempo nella parte della piazza non occupata dalle tende si sta svolgendo una animata assemblea per stabilire turni, priorità e le regole per accedere all’area alimentazione, dove ogni giorno vengono distribuiti i pasti.
Hanno persino inventato un linguaggio di comunicazione proprio, da usare durante le assemblee per renderle più scorrevoli, evitando le ripetute interruzioni di applausi e fischi: in pratica, quando qualcuno vuole esprimere che accordo con le argomentazioni proposte alza e scuote le mani; quando invece accade il contrario, le mani vengono posizionate a forma di croce e infine, quando si vuole invitare colui che parla a velocizzare si simula il gesto di “cambio” ruotando i pugni.
Nello stand di “Comunicazione”, vera e propria sala stampa, si può raccogliere materiale ed entrare in contatto con la realtà degli Indignados che si prestano senza esitare a informare gli altri cittadini. Si scopre così che quello che accomuna tutta questa gente che alla mezzanotte del 31 maggio si trova ancora qui, è il non sentirsi rappresentati dalla politica. È un movimento tanto spontaneo quanto eterogeneo, in cui adulti, giovani e anziani cooperano e si fanno forza a vicenda. Oliver, un ragazzo olandese che si occupa della traduzione dei comunicati in varie lingue, spiega che persino coloro che hanno vissuto la dittatura franchista spesso si recano in piazza per portare i loro auguri e sfogare le loro perplessità per non aver mai ottenuto una vera democrazia. In Spagna, infatti, è avvenuta una diretta transizione da un regime dittatoriale a una monarchia costituzionale, dove il sistema bipartitico, sorretto da una legge elettorale che desta non pochi dubbi, spesso evoca una diffusa sensazione che non ci sia una gran differenza tra i partiti in campo. A questo punto, nelle argomentazioni fornite dagli Indignatos, fanno la loro comparsa le banche, accusate di essere oscuramente legate ai finanziamenti dei partiti.
I toni sono forti e le accuse pesanti. Qualcuno afferma come da un lato gli Spagnoli stiano un po’ giocando alla rivoluzione, emettendo comunicati solenni, proclamando Madrid e piazza del Sol come un esempio per il mondo intero, ma dall’altro lato sostengono che sotto quelle tende di plastica si sta davvero lavorando alla crescita di questo movimento, prendendo contatti in giro per il mondo, sviluppando un’efficiente rete di comunicazione e il tutto grazie al lavoro ininterrotto di centinaia di persone, non solo spagnole.
La vita degli Indignados, ormai residenti fissi del centro di Madrid, non è solamente limitata ai confini di piazza del Sol. Operosi e motivati, hanno messo in piedi una vera e propria rete di assemblee popolari che hanno luogo in tutti i “barrios, pueblos y municipios”, costituendo la “Asamblea del Pueblo de Madrid”. Per dare una idea della grandezza e della capillarità di questa struttura organizzata soltanto dai cittadini, vale la pena visitare il sito internet http://madrid.tomalosbarrios.net, che si pone come valido strumento online di coordinazione delle operazioni e, ovviamente, delle assemblee. Parallelamente collabora il sito http://madrid.tomalaplaza.net, vero e proprio riferimento ufficiale della Acampada, dal quale è possibile accedere ai contatti utili e ai link dei profili sui vari social network.
Motivo di orgoglio particolare è la biblioteca, all’inizio composta solamente da un banco dove si potevano leggere i quotidiani, ormai diventata fornitissima. Accanto agli scaffali, la gente può sedersi e soffermarsi a leggere su alcuni divani mentre tutto intorno una struttura composta di teloni di plastica anti-pioggia , pali e corde, sorregge quello che sembra avere tutta l’aria di un Suq dove, al posto delle merci, si scambiano idee e opinioni.
Sempre Oliver, ormai presente dal settimo giorno di occupazione, spiega come funziona la vita all’interno della Acampada e come il ruolo della Polizia sia stato eccezionale. Al contrario di quanto è successo lo scorso sabato a Barcellona, a Madrid vige la tranquillità e si instaurano rapporti di reciproco rispetto tra le due parti consentendo la nascita di un intercambio fruttifero. Dall’altro canto però è pur vero che i tentativi o le minacce di disloggiamento della piazza non sono mancate. Sono infatti arrivate voci di lamentele da parte dei commercianti operanti nella zona, uno dei principali luoghi in cui ogni giorno transitano centinaia di turisti, ma anche visite da parte di ispettori sanitari per verificare le condizioni di salubrità e, in caso di gravi rischi, predisporre lo sgombero della piazza.
Per il momento però Sol, gli Indignados, tutto il movimento M-15 e la febbrile attività dei cittadini coinvolti, non si fermano. Il loro grido sta progressivamente varcando le frontiere, conquistando l’attenzione dei media e dei concittadini europei. Le idee e i metodi di diffusione della protesta progrediscono di giorno in giorno con l’obiettivo di diffondere un messaggio positivo di rinascita, verso una comunità che sia maggiormente basata su parametri sociali e umani e non solo sull’economia, anche definita come “il nuovo Vangelo che regola il mondo”.
In conclusione è doveroso sottolineare i quattro punti cardine della loro battaglia, da poco emanati tramite una sorta di manifesto, frutto del lungo e duro lavoro di questi sedici giorni. Innanzitutto chiedono una riforma elettorale che sia orientata a una democrazia più rappresentativa e che coinvolga in misura maggiore i cittadini, dimostratisi senza dubbio inclini alla partecipazione e alla collaborazione; un serio programma di lotta alla corruzione verso una totale trasparenza politica; la separazione effettiva dei poteri pubblici e, infine, la creazione di efficienti meccanismi che permettano ai cittadini di esercitare un controllo concreto sulla politica. La Acampada continua.
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Mi ricordano le mie lotte del 1970 quanto eravamo uniti, dove è finita quella forza d’animo che ci univa? Ragazzi come vi invidio!
Ho tanta invidia per queste persone che si sono riprese la loro vita, il loro futuro.In italia siamo ancora in gabbia e come diceva qualcuno, ci rendiamo conto ogni giorno che ci fanno mangiare la merda ma che comunque siamo contenti perchè non la calpestiamo.
Grazie ragazzi
AH forse l’8 Giugno vi troverò ancora a protestare e farò la turista che protesta con voi! visto che in Italia nessuno fa nulla tocca spostarci!
Dai che ci stiamo svegliando anche noi, l’Italia deve SVEGLIARSI!!
Siete fantastici,non fermatevi,lottare per i vostri diritti è un diritto ma sopratutto un dovere civico e state dimostrando di averne anche troppo!!!
Complimenti, sono con voi. Continuate cosi.