Le 5 catastrofi nucleari più gravi della storia

Quando si pensa ai rischi relativi all’energia nucleare la mente corre presto all’aprile del 1986 e allo scenario apocalittico di Černobyl’, di fatto l’incidente più grave mai avvenuto. Ma gli incidenti sono stati molto di più di quanto si immagini. Per stabilire quali fossero le più “gravi” si è scelto di riferirsi alla scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale), la scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici, sviluppata a partire dal 1989 dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per classificare gli incidenti nucleari e radiologici. Questa scala, costituita da sette gradi, è logaritmica, perciò il passaggio da un livello all’altro indica un aumento del danno pari a dieci volte.

1957, Disastro di Kyshtym (URSS)

Conosciuto anche come “incidente di Majak”, è stato classificato al 6° livello della scala INES, inferiore solo ai casi di Černobyl’ e Fukushima. L’impianto nucleare di Majak, all’epoca dei fatti, costituiva un sito militare dell’Unione Sovietica e ospitava un impianto per la produzione di materiale nucleare, nella fattispecie plutonio, destinato alla fabbricazione di bombe atomiche. Il 29 settembre 1957 un guasto al sistema di raffreddamento https://www.traditionrolex.com/16di una delle cisterne provocò un’esplosione chimica della potenza di 70-100 tonnellate di dinamite, in seguito alla quale si riversarono nell’atmosfera radionuclidi per un rilascio di radioattività pari a 74 PBq. Venne contaminata un’area di 23.000 km2, comprendente le province di Chelyabinsk, Sverdlovsk e Tyumen, e circa 10 mila persone furono evacuate e trasferite altrove. Attualmente il governo non ritiene la zona pericolosa per gli esseri umani e tuttavia persistono tracce di radioattività elevata nelle zone colpite più pesantemente.

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1979, incidente di Three Mile Island (USA)

Con il suo indice INES 5 rappresenta il più grave incidente nucleare avvenuto negli Stati Uniti, sebbene non abbia provocato morti accertate. Erano le 4:00 del 28 marzo 1979 quando un guasto al circuito di refrigerazione secondario causò un blocco della portata di alimentazione ai generatori di vapore. L’insufficienza della strumentazione nella sala di controllo e l’inadeguata preparazione del personale impedì di diagnosticare il problema, con conseguente degenerazione della situazione. La refrigerazione forzata del reattore fu ristabilita alle 19:50 dello stesso giorno, mentre la refrigerazione per convezione naturale venne ripristinata solo un mese dopo, il 27 aprile. Durante l’incidente il nocciolo radioattivo subì una pericolosa fusione parziale e l’unità riportò danni tali da comportarne la chiusura.


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1986, disastro di Černobyl’ (URSS)

Come anticipato, al caso di Černobyl’ è stato attribuito il livello più alto della scala INES. Il 26 aprile 1986, durante un test definito “di sicurezza” il nocciolo del reattore 4 della centrale ucraina al confine con la Bielorussia fu spinto a un brusco e incontrollato aumento della potenza che comportò la scissione dell’acqua di refrigerazione in ossigeno e idrogeno a pressioni altissime. Le tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore si ruppero e il contatto dell’idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l’aria innescò un’esplosione potentissima che scoperchiò il reattore, incendiandolo. Dal reattore si propagò una nube di materiali radioattivi che contaminò ampie aree intorno alla centrale e che raggiunse anche l’Europa e in parte la costa orientale dell’America Settentrionale. Circa 336 mila persone vennero evacuate. Secondo il controverso rapporto ufficiale redatto dalle agenzie dell’ONU i morti accertati sono 65, mentre 4 mila sono quelli indirettamente associabili al disastro nell’arco di 80 anni. Dati contestati da Greenpeace che, invece, ha ipotizzato 6 milioni di decessi, a livello mondiale, in 70 anni.

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1999, disastro di Tokaimura (Giappone)

L’incidente, di livello INES 4, al sito della JCO, una piccola fabbrica di combustibile nucleare, fu considerato all’epoca il terzo più grave incidente della storia del nucleare civile, preceduto solo da Three Mile Island e Černobyl’. Violando le norme ministeriali, furono miscelati con acido nitrico 16 kg di uranio esaurito anziché 3 kg. Immediata la reazione nucleare a catena e la fortissima emissione di raggi gamma. Lo stabilimento venne evacuato e due operatori morirono per le radiazioni subite, mentre altre 119 persone furono contaminate in misura minore.

2011, disastro di Fukushima Dai-ichi (Giappone)

Ultima, solo in ordine cronologico, la catastrofe di Fukushima, provocata dal terremoto del Tōhoku dello scorso marzo e non ancora arginata. In un primo momento l’incidente era stato classificato al livello 4 della scala INES, poi al 5 e infine, considerando l’insieme dell’evento, al grado 7. Gli impianti coinvolti sono quelli di Fukushima Dai-ichi, Fukushima Dai-ni, Onagawa, Tokai e il Centro di riprocessamento di Rokkasho, ma a destare maggiore preoccupazione è il primo, in particolare il reattore 4. L’edificio di quest’ultimo, infatti, è quello maggiormente danneggiato dalle esplosioni di idrogeno e qui sono a rischio fusione non le barre di combustibile all’interno del Vessel, bensì quelle stoccate nelle vasche del combustibile esausto, dunque collocate al di fuori della struttura di contenimento primaria del reattore. La concomitanza dei danni comportati dal sisma e dallo tsunami e dell’incidente nucleare rende ancora difficile determinare l’entità della catastrofe e le conseguenze che essa avrà, non solo in Giappone, ma anche a livello planetario.

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di Valentina Severin


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