Sono passati dieci giorni dalla morte di Gaetano Tuccillo e l’Italia paga nuovamente per le sue scelte. Il primo caporal maggiore Roberto Mancini, 28 anni originario della provincia di Viterbo, è morto questa mattina in seguito all’esplosione di un ordigno . Scarse ancora le informazioni pervenute, quello che si conosce è che Marchini era impegnato in un’attività di ricognizione congiunta con personale afgano. A circa tre chilometri a ovest della Forward Operating Base “Lavaredo” nel distretto di Bakwa, nella provincia di Farah, il primo caporal maggiore stava bonificando la strada dove sarebbe dovuto passare un convoglio. Poi l’esplosione di uno Ied, un ordigno rudimentale molto potente e per Marchini non c’è stato niente da fare. Con lui il numero dei morti tra i militari italiani, dall’inizio della missione in Afghanistan nel 2004, sale a 40 vittime e attualmente sono 4200 i membri dell’esercito impegnati sul territorio afgano.
Cordoglio per la famiglia da parte del ministro della Difesa Ignazio la Russa e da parte di Renata Polverini, presidente della Regione Lazio.
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Peccato , peccato perche’ comunque e’ morto un uomo,
Mi spiace che ci siano persone come te che la pensano così,ma probabilmente tu non hai mai fatto il militare e non sai lo spirito di essere o esserlo stato,e mi spiace vedere che non credi tu per primo agli ideali per cui ancora muoiono tanti,è troppo facile dare la colpa alla disoccupazione per chi ama fare solo negativismo quando invece esistono molti che lo fanno perchè amano il proprio paese e il proprio lavoro facendolo con dedizione e orgoglio per difendere anche le persone come te.Che giurano di salvaguardare le libere istituzioni e la costituzione anche a sfavore della propria vita.Anche perchè vi ricordo che i militari sono quelli che poi potranno indossare eventualmente divise di pubblica sicurezza per la tutela del bene comune e la salvaguardia della vostra incolumità.Per cui ogni tanto ricordatevi che se siete liberi ancora di stare tranquilli in questo democratico stato forse bisognerebbe ringraziare anche quei tanti uomini e donne che indossano una divisa dedicando e rischiando la loro vita per lo stesso stipendio di un commesso senza volersi sentire chiamare eroi.Fatti un giro a Nassirya a Bassora a Kabul….vedi come operano i nostri soldati a scorta della croce rossa degli aiuti per il popolo…qualche decennio fa un altra divisa che faceva le stesse cose fu denominata liberatrice e portata all’altare degli allori…ma questa un altra storia.Comunque sia Orgolioso del mio esercito
Ma quali ideali e ideali, qui il discorso cade sulla questione che questi ragazzi non trovano lavoro che da loro sicurezza per il futuro. Io sono convintissimo, che se avessero un lavoro, non si arruolerebbero neanche per sogno, tranne una bassa percentuale che ama le armi, che cacchio li chiamiamo eroi, i veri eroi sono stati coloro che in passato hanno difeso L’Italia.
ricordati ke è grazie a uomini cm roberto ke ogni sera tu puoi andare a letto tranquillo nel tuo Paese lontano da certi problemi solo xké certi problemi vengono tenuti alla larga da uomini così….mi fa schifo parlare di soldi qnd c è in gioco la vita anke d un sl uomo, mi sembra quasi una perdita d tempo rispondere al tuo commento ma nn lo faccio sl xké sn anke io un militare ma xké sento offesa la mia morale, i miei valori ke dovrebbero essere i tuoi stessi valori, ke anke tu ke nn 6 un militare dovresti respirare e difendere x il bene tuo, dei tuoi figli, dei figli dei tuoi figli….in caso contrario complimenti x l egoismo!
Se cadessimo in discorsi populistici sarebbe facile dire per il petrolio per i soldi della missione ecc…ma chi indossa una divisa non va a fare il bersaglio a kabul solo per il mutuo ma perché ha giurato di salvaguardiare la pace e la libertà.il sangue versato oggi non è diverso da quello del 1915 o dalle guerre di liberazione…si parte con un ideale e lo si difende a volte anche con la vita.essere li è il segno che noi non ci giriamo dall altra parte se chi viene colpito dalla tirannia non è il nostro popolo ma un altro.essere li è lo sventolare fieri il tricolore come segno di speranza da chi riceve gli aiuti umanitari dalle mani d una divisa diversa dalla sua.