di Roberto Conti
Se vi aspettate il classico libro della solita persona immigrata che si piange addosso a causa degli stereotipi e dei pregiudizi che le lanciano addosso gli italiani avete sbagliato tutto. Quello che vi proponiamo oggi è un libro che può essere tranquillamente letto sotto l’ombrellone, per la sua forma innovativa e allo stesso tempo frizzante. Si legge tutto d’un fiato perché semplice, divertente e curioso.
L’autrice, l’indiana Laila Wadia, vuole diventare italiana a tutti i costi e ci suggerisce come farlo in 24 ore. Dobbiamo fingerci per un attimo degli stranieri arrivati nel Belpaese e desiderosi di diventare italiani nel minor tempo possibile. Ci vengono appunto concesse solo 24 ore per apprendere gli usi e i costumi degli italiani e per calcolare i nostri miglioramenti useremo come metro di misurazione il QI (Quoziente di Italianità).
Inutile dire che non si tratta di un trattato di antropologia ma ci permette comunque di vederci “dal di fuori”, analizzati dall’occhio “straniero” (ma non poi così tanto) dell’autrice. Nel suo diario vengono citate molte delle cose che facciamo normalmente noi italiani, senza rendercene conto, finché qualcuno non arriva a smontare le nostre abitudini. Ma non è finita qui, infatti Laila si diverte a scrivere nel suo diario cosa gli italiani si aspettano da lei in quanto indiana e di come rimangano delusi quando apprendono che i loro sono solo pregiudizi privi di fondamento o semplici generalizzazioni.
Il rischio nello scrivere un libro simile è quello di scadere nella banalità; un rischio che l’autrice evita in maniera encomiabile. Si sarebbe potuto scrivere di “pasta, pizza e mafia” come vorrebbero i luoghi comuni all’estero ma questo non accade. Anzi, scorrendo le pagine di “Come diventare italiani in 24 ore” ci ritroveremo a sorridere di noi stessi e della nostra “italianità”.
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