Corno d’Africa, siccità record: undici milioni di persone rischiano la vita

di Massimo Maravalli

In Etiopia, Eritrea, Somalia, Uganda, Gibuti e parte del Kenia è emergenza siccità. Oltre undici milioni di persone sono in pericolo di vita a causa della più grande secca degli ultimi sessant’anni. A causa della scarsità di piogge, infatti, i raccolti sono inadeguati al fabbisogno delle popolazioni sopracitate e i prezzi dei generi alimentari sono saliti alle stelle.

Situazione disastrosa. Il caldo, nel Corno d’Africa, non è un avvenimento di per se eccezionale ma, la mancanza di piogge nelle ultime stagioni, ha provocato una delle più grandi aridità dell’ultimo secolo minacciando la vita di milioni di persone che già vivono in condizioni di estrema povertà. Mancano cibo ed acqua, i raccolti sono sempre più insufficienti e molti capi di bestiame già denutriti sono morti. Le popolazioni si trovano in condizioni precarie, le risorse bastano per un solo pasto giornaliero e i bambini, sono costretti ad abbandonare le scuole per sostenere le loro famiglie nella ricerca di viveri. Molte persone, per aver abbandonato le proprie terre per trovare condizioni migliori, non sono sopravvissute al viaggio.

Necessità impellenti. Tutto il Corno d’Africa, ha bisogno di ulteriori fondi per far fronte alla situazione di emergenza che si è creata, solo in questo modo, le zone colpite possono rimettersi in piedi. Ciò consentirebbe loro, di continuare le attività di formazione dei contadini su come incrementare la produzione in condizioni di siccità e far sì che in futuro siano pronti autonomamente ad affrontare simili calamità. Inoltre, potrebbero approvvigionarsi di tutto il necessario per ripristinare la situazione come il bestiame, i foraggi, l’acqua e sementi specifici per le zone di secca e dare più assistenza e sorveglianza nelle attività agricole e nella gestione della flora e della fauna.

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I numeri. Secondo le stime dell’Unicef sono oltre due milioni i bambini malnutriti nel Corno d’Africa, di cui circa mezzo milione rischia seriamente la vita. I tassi di malnutrizione acuta nel nord del Kenya sono ora superiori al 25%, con punte di quasi il 40% nel distretto di Turkana. Nonostante questo, il numero dei profughi è in crescita, con circa 10.000 persone in arrivo ogni settimana a Dadaab, al confine tra Somalia e Kenya. L’Unicef ha lanciato l’appello alla comunità internazionale: servono 31,9 milioni di dollari, per i prossimi tre mesi, per tamponare la situazione fornendo aiuti salva-vita ai bambini e donne colpiti dalla crisi.

L’analisi della Fao. La Fao ha lanciato più volte lo stato d’allerta ed ha sostenuto i programmi di preparazione e risposta all’emergenza, come ha spiegato il coordinatore per le emergenze in Africa orientale e centrale Rod Charter: “La crisi attuale non è un’improvvisa emergenza naturale ma piuttosto una caratteristica cronica della regione. La sfida che ci troviamo di fronte è quella di mettere i piccoli contadini ed i pastori nelle condizioni di adattarsi a condizioni meteorologiche variabili ed ai sempre più frequenti eventi climatici estremi”. Conclude dicendo: “Insieme ai nostri partner del ‘Gruppo di lavoro per la sicurezza alimentare e la nutrizione, ci siamo preparati ad affrontare questa siccità sin dallo scorso anno quando si è registrata una estrema scarsità di precipitazioni’.

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La stagione delle piogge. La siccità potrebbe protrarsi fino a novembre prossimo, e in attesa della prossima stagione delle piogge la situazione rischia di aggravarsi in modo esponenziale. Fino ad allora occorrerà aiutare le popolazioni colpite con aiuti di prima necessità limitando la loro vulnerabilità in tutti i modi possibili.


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