di Valerio Evangelista
“Quest’estate, durante la manovra finanziaria, è finalmente venuto palese per tutti che è impensabile che gli unici intoccabili siano i privilegi del Vaticano. Vogliamo effettivamente equità fiscale anche per liberare la Chiesa Cattolica dagli orpelli che sono costituiti dall’oro e dal potere”.
Così si è espresso Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani, durante la manifestazione “Vaticano paga anche tu”, promossa per chiedere di eliminare l’esenzione Ici e la riduzione Ires per tutte le attività commerciali, anche quelle degli enti ecclesiastici, e il dimezzamento dell’otto per mille, in vista di una progressiva abolizione.
A margine della manifestazione abbiamo scambiato due parole con lui sull’influenza dei privilegi fiscali nei confronti della libertà religiosa, principio basilare per una società pluralista.
Qual è il rapporto tra privilegi fiscali, libertà e pluralismo religioso?
Le esenzioni e riduzioni fiscali in questione condizionano fortemente il livello di libertà religiosa nel nostro Paese, perché questa è strettamente legata alla libertà di coscienza. Se quindi la libertà religiosa è sottoposta al mercato anche la libertà di coscienza farà la stessa fine.
Si spieghi meglio.
Non tutte le confessioni hanno il privilegio di godere di determinate esenzioni o riduzioni fiscali. Perciò risulta veramente difficile poter svolgere quella funzione spirituale e morale che la Chiesa svolge anche grazie proprio a quei benefici di cui stiamo parlando.
Anche altre confessioni religiose usufruiscono però di agevolazioni fiscali.
Si, ci sono confessioni religiose che vorrebbero rinunciare a privilegi loro dovuti ma non lo fanno. Questo perché si troverebbero in una situazione di svantaggio rispetto ai cattolici. Cito il caso della Chiesa Battista che, provando a rinunciare a privilegi fiscali, si è vista le gambe tagliate perché così facendo le era quasi impossibile “concorrere” con la Chiesa Cattolica e di conseguenza svolgere le proprie attività.
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