A seguito della pubblicazione sull’inchiesta commissionata dall’Onu riguardo al blitz israeliano contro la Freedom Flotilla la Turchia rompe i rapporti con Israele. Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri turco, ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore israeliano e la “sospensione di tutti gli accordi militari” con Gerusalemme.
Sarà inoltre ridotta ulteriormente la rappresentanza a Tel Aviv, che scenderà dal livello di primo segretario a quello di secondo. Qualunque funzionario di grado superiore “rientrerà in patria al massimo entro mercoledì prossimo”, ha spiegato il ministro.
La relazione Onu parla di un’azione “eccessiva e irragionevole”, ammettendo però anche la sostanziale legalità del blocco di Gaza. Davutoglu ha a sua volta definito “inaccetabili” le conclusioni cui sono pervenuti gli inquirenti – guidati dall’ex primo ministro neozelandese Geoffrey Palmer – puntualizzando che il suo governo “non riconosce la legalità di tale blocco”, accusando Israele di essere responsabile del progressivo deterioramento nei rapporti bilaterali.
Ankara non farà marcia indietro, ha aggiunto il ministro, finché Israele non ne avrà accolto le richieste: in primo luogo la Turchia esige la presentazione di scuse formali, e poi congrui indennizzi alle vittime o ai loro eredi. Da parte loro le autorità israeliane avevano in precedenza affermato di “accettare con riserve” la relazione della commissione Palmer.
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