Il nuovo Far West dei Navajo: sopravvivere dalle contaminazioni dell’uranio

di Massimo Maravalli

La popolazione Navajo sta correndo un grave pericolo: “la sopravvivenza”. Chi di noi non ha mai sentito parlare dei famigerati pellerossa. Chi non ha mai visto, a parte le nuove generazioni, i mitici film western dove gli indiani venivano fatti apparire come dei pericolosi selvaggi pronti a sferrare frecciate e fare lo scalpo ai malcapitati di turno. Oggi i Navajo si trovano confinati nelle riserve a loro destinate ma il territorio che li ospita è interamente contaminato dall’uranio.

Radiazioni nucleari nel West Era il 1939 quando Einstein scrisse una lettera al Presidente Roosevelt per portarlo a conoscenza che c’era la possibilità di costruire una bomba utilizzando il principio della fissione. In quel periodo prese il via la ricerca forsennata dell’uranio e tutta l’Arizona era cosparsa di miniere. Una volta utilizzata la bomba (Hiroshima), le grandi potenze militari iniziarono un ridimensionamento degli armamenti nucleari. Le miniere, quindi, furono subito abbandonate e nel territorio circostante rimase un livello di radiazione molto elevato. Oltre ai giacimenti furono lasciati soli anche gli indiani stanziali: i Navajo.

Una goccia d’acqua nel deserto. Nel 1979 le cose si aggravarono. Nella zona di Church Rock fuoriuscirono da una cisterna oltre 1000 tonnellate di fanghi reflui che causarono l’inquinamento di 50 milioni di litri di acqua diretti verso l’Arizona. Dal quel periodo i Navajo non possono più bere l’acqua della loro terra che considerano comunque sacra. Nel 2007, l’Agenzia per la protezione ambientale ha lanciato un programma per proteggere e sostenere le zone interessate. Da allora, oltre 500 siti estrattivi sono stati bonificati tra lo Utah, l’Arizona e il Nuovo Messico. Tutti i residenti sono stati sostenuti con pratici interventi di rifornimento dell’acqua. Molte case contaminate sono state ricostruite e molte le persone trasferite ma c’è ancora molto da fare. Molte miniere, infatti, rappresentano ancora un pericolo per le comunità Navajo. A causa dei radionuclidi presenti nelle aree interessate, infatti, sono stati centinaia i casi di cancro al polmone, alle ossa e alle disfunzioni renali tra i Navajo.

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I terribili Navajo. Il nome Navaho o Navajo provoca paura solo a pronunciarlo e il significato del termine fa proprio rabbrividire: “campo coltivato in un piccolo corso d’acqua”. Molti ne sono terrorizzati. Come biasimarli? Questo popolo nativo americano vive in Arizona, nello Utah e nel Nuovo Messico. È il gruppo etnico più numeroso fra tutti gli indigeni. Espropriati delle loro terre, i Navajo vivono da tempo relegati nelle riserve. Chissà quanti scalpi avranno tagliato per seminare così tanta indifferenza. Ma cosa vogliono di più? Gli è stata data terra con tanta acqua e viene anche garantita loro una certa autonomia. Sì, c’è un po’ di contaminazione nucleare, forse le falde acquifere non possono essere utilizzate, sicuramente c’è qualcuno che si ammala per questo, alcuni si suicidano altri si ubriacano come in tutte le realtà sociali ma tutto sommato possono essere contenti della loro libertà.

Il nuovo Far West. I nativi d’America ne avrebbero da raccontare, dai tempi in cui furono espropriati per essere “accompagnati” nelle riserve agli espropri forzati, dai raggiri amministrativi perpetrati dai politici di turno alla decimazione per cause non naturali. Chissà come avrebbe reagito il “fratello di sangue” di molte tribù indiane: Marion Mitchell Morrison, meglio conosciuto come John Wayne, di fronte a questa situazione. Uomo molto rispettato dai Navaho che lo consideravano addirittura un “Grande soldato”. Oppure, come si potrebbe intitolare un nuovo episodio del celebre fumetto Tex Willer, capo dei Navajo con lo pseudonimo “Aquila della notte”? Sarebbe bello vedere un eroe uscire dalla fantasia per sistemare per sempre la brutta realtà. In questo caso le “lance” e le “frecce” dei nativi americani si ritrovano a lottare non più contro i fucili e le colt degli uomini bianchi ma contro gli invisibili residui delle loro “armi nucleari”.


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