Testi sbianchettati per ordine del Parlamento. Succede a Gerusalemme Est dove, dopo aver colpito le scuole pubbliche arabe, le autorità israeliane hanno deciso di rivedere alcuni testi scolastici nelle scuole private palestinesi. Si parla di libri, per lo più delle scuole elementari, privati di alcune parti, che secondo il Comitato per l’educazione a Gerusalemme “incitavano alla violenza e all’intolleranza”.
Ispiratore delle censure sarebbe il deputato Alex Miller, del partito ultra-nazionalista Yisrael Beitenu, che presiede la commissione istruzione della Knesset. Risultato inevitabile di questa iniziativa israeliana è stata la sostituzione, da parte di molti insegnanti, dei libri censurati con testi non in linea con l’orientamento storico-politico del ministero dell’istruzione israeliano.
Jalal Abukhater, commentatore palestinese, sottolinea che “la censura attuata da Israele è una violazione della Quarta convenzione di Ginevra che tutela la cultura e il sistema educativo dei popoli sotto occupazione”. Il Jerusalem Post ha difeso il provvedimento sottolineando che “le parti censurate erano soltanto una normale espressione del nazionalismo palestinese o un serio tentativo di delegittimare lo Stato ebraico”.
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