Il nuovo linguaggio della danza contemporanea arriva da Israele, terra di scontri e tensioni che però non hanno impedito l’esplodere di una creatività coreografica molto richiesta ed apprezzata in Occidente.
Tra i nomi più affermati del panorama della danza contemporanea israeliana vanno citati Emanuel Gat, formatosi presso il Suzanne Dellal Centre di Tel Aviv, che nel 2004 ha costituito la compagnia Emanuel Gat Dance; Hofesh Shechter, cresciuto presso il Jerusalem Academy for Dance e danzatore della Batsheva Company di Tel Aviv, definito nel 2005 da Judith Mackrell in un articolo apparso su “The Guardian” “a true original”; Yuval Pick, ballerino e coreografo attualmente a Lione e Ohad Naharin nato nel 1952 a Kibbutz Mizra ed ex danzatore della Batsheva Dance Company.
Questi citati sono solamente alcuni dei coreografi ed artisti israeliani che attualmente stanno esportando il loro linguaggio di movimento in Occidente, e rappresentano quindi la punta visibile dell’iceberg. La maggior parte di questi artisti però tende a lasciare il proprio paese d’origine in cerca di collocazioni più stabili all’interno delle realtà europee dove la concorrenza è minore e dove le istituzioni sono maggiormente disposte a sostenere e promuovere gli ensemble. Le cause di questa diaspora tersicorea sono da ricondursi anche alla difficile situazione israeliana.
Emanuel Gat, che nel 2007 si è trasferito in Francia alla Maison de la Danse di Istres, afferma che “Israele è un paese in guerra” e che lui ha “bisogno di pace per creare”; Yuval Pick, chiamato a prendere il posto di Marguy Marin al Centre Choreographique National, dichiara invece che “in Israele la tensione è fortissima, spesso insostenibile” e per questo motivo ha preferito “prendere un po’ di distanza”.
Non tutti però hanno abbandonato la terra natia. È il caso di Ohad Naharin, direttore della compagnia Batsheva dal 1990. La compagnia, con sede a Tel Aviv, fu fondata nel 1963 dall’impegno della Baronessa ebrea Batsheva de Rothschild e di Martha Graham con lo scopo di far rinascere la danza israeliana che in quel periodo stava attraversando una fase di stallo. Alcune coreografie della Graham entrarono a fare parte del repertorio della Batsheva che acquistò subito grande successo in America fino ad approdare anche in Europa grazie al lavoro ed alla creatività del suo attuale direttore.
In qualsiasi luogo geografico si trovino a lavorare, la danza dei coreografi israeliani presenta un comune denominatore che è quello di mettere in scena, attraverso il linguaggio del corpo, il dolore, la paura, il desiderio di libertà e serenità. Perché per quanto possano allontanarsi fisicamente dalla loro terra d’origine, portano sempre dentro di loro quello sconvolgimento emotivo che la guerra scatena e non possono fare a meno di denunciarlo e raccontarlo.
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