Per il “Giovedì letterario” pubblichiamo un brano del dialogo tra Dacia Maraini e Alberto Moravia che accompagna le immagini del documentario «Gli Elmolo», realizzato dalla stessa Maraini nel 1979.
Alberto Moravia: Ecco gli elefanti; vivono pacifici nelle immense praterie della savana. A vederli si prova un sentimento strano, come se ogni elefante si portasse dietro un lembo di eternità. Invece gli elefanti non sono eterni; anzi, stanno rapidamente scomparendo. (…) Molte specie di animali sono scomparse dalla Terra, attraverso milioni e milioni di anni. Oggi questa distruzione continua, con la differenza che le catastrofi ecologiche preistoriche erano provocate dalla natura, mentre le attuali sono provocate dall’ uomo. Certo, si potrebbe sempre affermare che la natura si serve dell’ uomo per eliminare le specie più deboli, meno adattabili, ma sarebbe una tesi azzardata. In realtà noi, gli uomini, stiamo distruggendo il mondo in cui ci troviamo a vivere; distruggiamo gli animali perché in qualche modo ci sono utili, cioè li consumiamo; distruggiamo le culture cosiddette «primitive» con le nostre culture cosiddette «avanzate». Ecco gli Elmolo, minima tribù di pescatori che da tempo immemorabile abita sulle rive del lago Turkana. Sono 140 in tutto, ma la loro identità sta morendo. Soltanto tre di loro parlano ancora in elmolo; gli altri sono già fusi con i Samburu, di cui hanno adottato la lingua. Bisogna dunque considerare gli Elmolo come una cultura in via di sparizione. A cosa si deve questa scomparsa? Alla progressiva eliminazione dei gruppi etnici più deboli, ultimo contraccolpo in Africa dello scontro con la cultura occidentale. (…)
Dacia Maraini: Un ragazzo elmolo diventa moran, ossia guerriero, quando ha più o meno dieci anni e viene circonciso. La circoncisione avviene in gruppo, all’ ospedale della missione di Maralal. Si finisce di essere moran quando ci si sposa, si fanno dei figli, verso i vent’ anni. Se un ragazzo non si fa moran non diventa uomo. Naitalayan è una dei tre Elmolo che ancora parlano l’ antica lingua bushitica, ormai persa. Ora che hanno proibito la libera caccia al coccodrillo e all’ ippopotamo, mi dice, è come se agli Elmolo avessero tagliato le unghie, segato i denti. È nata qui, quando il villaggio era molto povero. Gli Elmolo hanno conosciuto i soldi nel ‘ 65, quando sono arrivati i bianchi, i missionari. All’ epoca si circoncidevano solo le donne, mentre gli uomini hanno mutuato questa usanza dai Samburu. Le donne vengono circoncise in casa, dalle anziane esperte.
Moravia: La caccia è proibita, e gli Elmolo, che hanno sempre vissuto di caccia e di pesca, cominciano a chiedersi come sopravvivranno. Le prospettive sono due: o ricorrere alla missione, farsi cattolici e accettare la protezione della Chiesa e dell’ Occidente, oppure farsi pastori, come le altre tribù più numerose, i Samburu e i Turkana. In ogni caso significa abbandonare le loro abitudini, distruggere la loro identità storica, e non senza dolore. Sopravvivere significa insomma, per gli Elmolo, morire come popolazione autoctona, dotata di una cultura, di una lingua e di una religione originale.
Maraini: I ragazzi che debbono essere battezzati il giorno di Pentecoste imparano il catechismo. La scuola è tenuta dalla missione cattolica della Consolata, ed è la sola in una zona di un centinaio di chilometri. Vi insegnano professori keniani di diverse etnie. La scuola è gratuita, ma per iscriversi bisogna vestire l’ uniforme, posseduta solo dai meno poveri. Nella scuola ci sono solo due bambini elmolo, e vengono dal villaggio vicino alla missione; gli altri sono turkana e samburu. Un insegnante elmolo cattolico mi dice che lo scarso numero di bambini elmolo nella sua scuola è dovuto alle difficoltà che i loro genitori stanno attraversando in questo momento, ma anche al loro attaccamento alle tradizioni, un attaccamento che talvolta lo fa sentire straniero fra la propria gente.
Moravia: La religione cattolica fa dei grandi progressi, in Africa. In Kenya un terzo degli abitanti è cattolico. Le ragioni di questo successo da una parte vanno ricercate nell’ opera di assistenza medica e negli aiuti alimentari forniti dalle missioni, dall’ altra nella flessibilità della Chiesa nei confronti delle tradizioni e dei costumi africani. Basterà ricordare la musica dei tamburi e le danze che accompagnano la messa. D’ altra parte i riti cattolici piacciono, probabilmente, agli africani, per il loro aspetto simbolico, per il fasto e la solennità.
Maraini: Dalla chiesa al villaggio sono sette chilometri, e non ci sono mezzi di trasporto. Nessuna delle donne elmolo va in chiesa. Birerion e Neeio sono amiche da quando erano bambine. Neeio ha tredici anni. Fra pochi giorni si sposa; andrà ad abitare col marito in una nuova capanna. Ma non ha paura. Poiché le donne vivono sempre tra donne e gli uomini tra uomini, Birerion e Neeio, nonostante il matrimonio, continueranno a stare sempre insieme. (…)
Moravia: Il matrimonio è una faccenda molto seria, come del resto in tutti i paesi della Terra. Lo sposo deve dare al padre della sposa un certo numero di vacche o pecore. Ma non bisogna credere che paghi la moglie; le pecore sono, come si dice oggi, uno status symbol, stanno a testimoniare l’ importanza della sposa, cioè l’ importanza della perpetuazione della specie. Sono quasi una dote alla rovescia. Insomma, lo scopo fondamentale è pur sempre la procreazione, tanto è vero che le pecore vengono fornite a rate: tante il giorno del matrimonio, tante al primo figlio, tante al secondo, e così via. Se la moglie è sterile viene rimandata al padre, il quale è tenuto a restituire le pecore.
Maraini: Uomini e donne, separati, mangiano i cibi rituali, per festeggiare l’unione di Garaio con Neeio; poi, col ballo e la circoncisione, il matrimonio sarà concluso.
Moravia: Il matrimonio coinvolge, come del resto dappertutto, alcuni aspetti che riguardano unicamente la donna. Prima di sposarsi essa viene circoncisa, cioè le viene asportata la clitoride. La circoncisione ha un’ importanza culturale rilevante, è l’equivalente del rito d’iniziazione degli uomini. La circoncisione non corrisponde alla perdita della verginità, che invece è poco importante, tanto è vero che le ragazze hanno diritto di fare l’ amore anche prima di sposarsi. È un rito grazie al quale si entra nel mondo degli adulti. In Occidente si tende a sottolineare il fatto che la circoncisione femminile equivale a una forma di repressione sessuale perché abolisce la sensibilità erotica; questo non avviene invece nella circoncisione maschile.
Dal Corriere della Sera, 8 luglio 2007
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