
di Mirko Orlandi
L’escalation di violenza in Somalia non sembra avere freni. Giovedì uno scontro fra forze dell’Unione Africana e il gruppo islamico al-Shabab nei pressi di Mogadiscio, si è trasformato in un massacro. Lo sceicco Ali Mohamad Rage, portavoce degli integralisti islamici, ha dichiarato: ”Abbiamo ucciso più di 70 soldati nemici, abbiamo inflitto loro perdite pesanti e potete vedere i loro cadaveri”. Le foto ritraggono i soldati dell’Amisom disposti nella sabbia e mostrati come trofei di guerra. Un componente del gruppo al-Shabab ha dichiarato che la strage è stata la risposta all’attacco delle forze dell’Unione africana, che avrebbero colpito indiscriminatamente la popolazione civile.
In agosto al-Shabab sembrava sul punto di dissolversi. Molti dei suoi uomini chiave erano stati eliminati e le truppe dell’Amisom li avevano espulsi da Mogadiscio. Ma la struttura dell’organizzazione è estremamente flessibile. Il gruppo, che fa parte della grande rete del fondamentalismo islamico, combatte per rovesciare il Governo Federale di Transizione, internazionalmente riconosciuto. Formatosi all’indomani della sconfitta dell’Unione delle Corti islamiche che mantenevano il controllo di Mogadiscio prima del 2006, uno dei suoi obiettivi principali è quello di istituire la sharia in tutta la Somalia come legge di Stato somalo. Una vera e propria istituzione nel paese. Gestisce una stazione radiofonica, “Andulus” e premia i ragazzi che studiano e recitano meglio il corano con dollari ed armi.
La messa in mostra dei settanta cadaveri non ha impressionato più di tanto l’Esecutivo provvisorio, che tramite il portavoce del primo ministro ha minimizzato: “Ci sono combattimenti sporadici nel distretto di Deynile – spiega un responsabile della sicurezza – le forze avanzano nel distretto e il nemico sta per darsi alla fuga. Ieri le truppe del governo di transizione e le forze dell’Amison, formata da militari del Burundi e soprattutto dell’Uganda, hanno lanciato una potente offensiva contro gli al-Shabab, alla periferia della capitale, una delle ultime roccaforte dei fondamentalisti nella zona”.
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