Web in Cina, chi elogia il regime guadagna 50 centesimi

di Massimo Maravalli

In Cina si sono intensificati i lavori per la realizzazione della “Grande Muraglia virtuale”. La causa del rafforzamento delle operazioni di controllo nel cantiere di internet è stato lo scontro tra due treni nella metropolitana di Shanghai. Sono stati gli organi di stampa del Paese a dare la notizia di una nuova massiva intensificazione della vigilanza di internet. Ad essere preso di mira il social network Weibo, il sito di microblogging più usato nel Paese che, stando alle indiscrezioni, riuscirebbe a sottrarsi ai già rigidi controlli imposti dal Governo.

Le guardie rosse – Le Autorità cinesi controllano già il web in maniera capillare, impedendo di fatto agli utenti di effettuare ricerche su delle parole chiave utilizzando un sistema di censura molto sofisticato chiamato Great Firewall. Esso ispeziona tutto il traffico http rilevando la presenza di determinati termini o espressioni sgradite al governo. Quando il sistema intercetta la frase sospetta, reagisce inviando pacchetti resettatori ai punti finali della connessione. Per fare questo le Autorità, infatti, hanno già da tempo ideato le “Guardie Rosse” del web, una polizia virtuale che ha il compito di reprimere il dissenso dei netcitizen. Un vero e proprio esercito di commentatori, formati e pagati per neutralizzare e cancellare tutte le idee ritenute pericolose per la nazione.

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Un esercito da 50 cent – Il ruolo di commentatore di Stato ha lo scopo di diffondere il consenso in rete, elogiare i funzionari di partito, esaltare i successi del potere, ripetere gli slogan governativi, confutare e condannare le opinioni dissidenti. Il popolo della Rete li chiama: Wumaodang, che letteralmente significa “il partito dei 50 centesimi”. Gli opinionisti di regime, infatti, sono spesso pagati – dal governo centrale o dalle amministrazioni locali – 50 centesimi di yuan (ossia 5 centesimi di euro) per ogni intervento web che ristabilisce l’ordine. Ogni volta che il governo ha bisogno di indirizzare l’opinione pubblica li fa intervenire e i suoi componenti scrivono o diffondono voci pro-governative nei gruppi di discussione (Bbs), blog o portali web, ma anche attraverso i media tradizionali come giornali e Tv. Questi “patriottici” sono circa trecentomila ed agiscono sempre tutti insieme.

La Cina nel web – La giornata mondiale contro la censura online, che si è celebrata il 12 marzo scorso, aveva già messo in evidenza il fatto che diversi Stati stanno controllando e limitando internet. In quell’occasione Reporters Sans Frontières aveva diffuso l’elenco aggiornato dei “nemici di internet” puntando il dito proprio contro la Cina. Su Kenengba, Jason Ng (blog da visitare) cerca di arricchire la discussione sul controllo online della Cina descrivendo alcuni aspetti di come viene applicata la censura.

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Il web fa dunque paura alla Cina che, per arginare il fenomeno, tenta di confinarlo all’esterno del suo Stato costruendo una barriera digitale di proporzioni gigantesche. Forse, la Primavera araba ha fatto scattare quel meccanismo di difesa che cerca di mantenere la realtà fuori da ciò che si vuol credere. Il grande Lucio Battisti cantava: “Come può uno scoglio…”


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