Mitt Romney, il repubblicano che non piace ai conservatori: “Troppo simile a Obama”

di Federica Marsi

L’ex governatore del Massachussets Mitt Romney potrebbe essere il candidato scelto dall’elettorato repubblicano per sfidare Obama alle elezioni presidenziali del 2012. Per la sua esperienza nel mondo della finanza e in quello dell’imprenditoria, molti lo ritengono la figura adatta a guidare il paese fuori dalla crisi. Gli ultimi sondaggi danno Romney e il candidato afroamericano Herman Cain rispettivamente al 22 e al 23 per cento, risultato che per il momento fa di loro i leader indiscussi della contesa repubblicana.

Pochi mettono in dubbio l’intelligenza e la preparazione di Mitt Romney e la sua idoneità ad essere presidente degli Stati Uniti. Dopo essere risultato tra i primi cinque nel Master in Business Administration ed aver conseguito un dottorato in legge con lode presso l’università di Harvard, Romney è stato amministratore delegato di Bain & Company e creatore del fondo di private equità Bain Capital. Nel 2002 è stato eletto governatore del Massachussets, carica che ha ricoperto fino al 2007. Romney aveva già partecipato alla corsa per le elezioni presidenziali nel 2008, ma decise di ritirarsi per appoggiare la candidatura del repubblicano John McCain.
Come allora, Mitt Romney deve affrontare le perplessità dei conservatori, che lo accusano di avere posizioni simili a quelle di Barack Obama, e lo scetticismo dei populisti, che lo hanno definito una versione contemporanea dell’ex presidente George W. Bush. A destare le preoccupazioni maggiori sono le sue posizioni riguardo alla sanità, ai diritti degli omosessuali e all’aborto, che nel corso degli anni hanno subito brusche inversioni di marcia, oltre alla sua appartenenza al culto mormone.

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Ad essere contestata è soprattutto la legge federale sulla sanità in Massachussets, varata da Romney nel 2006 e considerata molto simile a quella statale promossa da Obama nel 2010. Come quest’ultima infatti, la legge richiede una copertura sanitaria per ogni individuo e proibisce alle compagnie assicurative di rifiutare la copertura a causa di condizioni preesistenti. Il candidato alle primarie repubblicane Rick Perry, verso il quale Romney aveva già dimostrato di non provare simpatia, ha approfittato dei dubbi che questa riforma ha suscitato producendo un video intitolato “Ready to lead?”, nel quale si vede Obama specchiarsi e riflettere l’immagine di Romney.

Il repentino cambiamento di atteggiamento in materia di diritti per gli omosessuali e di aborto ha fruttato a Romney l’appellativo di “conservatore per convenienza”. Riprova di questo sarebbe una lettera spedita nel 1994 al Log Cabin Republicans, associazione a sostegno dei diritti degli omosessuali, nella quale Romney sosteneva che l’eguaglianza tra gay e lesbiche avrebbe dovuto diventare una priorità. Come candidato alla corsa per la presidenza, Romney si è detto contrario ai matrimoni gay e disposto a firmare una richiesta di riforma federale per definire il matrimonio come unione tra uomo e donna.
Lo stesso cambio repentino si è avuto in tema di aborto. Mentre prima di diventare governatore Romney si era detto in favore della libertà di scelta, in un secondo momento ha ritrattato definendosi “pro vita” e dichiarando di essersi convinto in seguito al dibattito sulle staminali.
A complicare la candidatura di Romney è anche la sua appartenenza al culto mormone, che alcuni non considerano veramente cristiano. Secondo un sondaggio condotto da Gallop, il 18 per cento dell’elettorato repubblicano non voterebbe per un candidato mormone. La strategia adottata in campagna elettorale per superare questo scoglio è quella di riportare il discorso sull’economia, punto dolente degli americani, e appellarsi alla tolleranza e ai comuni valori conservatori.

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Il piano economico proposto da Romney prevede un risanamento del deficit da ottenersi esclusivamente attraverso tagli alle spese, ma non è chiaro cosa questo comporterebbe per i programmi di assistenza sociale come Medicare e Social Security. I tagli non riguarderebbero invece il settore della difesa, dove si prevede un aumento delle forze militari in Iraq e Afghanistan nonostante l’annunciato ritiro. Il rafforzamento militare ed economico è, secondo Romney, ciò di cui c’è bisogno per avviare il paese verso “un Secolo Americano” e ripristinare l’immagine dell’America indebolita dall’amministrazione Obama. Forse per distrarre gli lettori dalle sue personali debolezze come possibile candidato presidenziale, Romney promette una politica estera vincente: “Se non volete che l’America sia la nazione più forte al mondo, allora non sono il vostro presidente”. Nella lista di cose che Romney dice di voler fare nei primi cento giorni dalla sua elezione ci sono il rafforzamento della forza navale, il miglioramento delle relazioni con alleati quali Israele, Gran Bretagna e Messico, l’inasprimento delle misure di prevenzione per impedire all’Iran di dotarsi dell’arma atomica e la revisione del sistema missilistico di difesa. L’obiettivo di Romney è quello di restituire all’America un ruolo di primo piano, perchè “se l’America è l’indiscusso leader mondiale, questo riduce la necessità di presidiare un mondo caotico”. Alla retorica repubblicana si aggiunge la coreografia che caratterizza ogni discorso di Romney, partendo dallo striscione con lo slogan “Believe in America” fino alla canzone tratta dal film “Top Gun” in sottofondo.

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Nonostante l’attenta strategia, Romney non sembra avere ancora convinto del tutto l’elettorato americano. Per guadagnarsi il sostegno dei Tea Party e diventare il nuovo candidato repubblicano in corsa alla Casa Bianca, Romney deve dimostrare di essere un vero conservatore, questa volta per sempre.


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