di Giuliano Luongo
Anche dopo la sua condanna a sette anni di carcere – più tre di interdizione dai pubblici uffici – l’ex Premier dell’Ucraina Yulia Tymoshenko continua a far parlare di sé, sia come oggetto di nuove accuse da parte della Procura di Kiev, che come “ago della bilancia” per le relazioni tra Ucraina e Unione Europea.
Dopo il secco “no” del Presidente Viktor Yanukovich alle richieste di Bruxelles di tornare indietro sul verdetto di condanna del 12 ottobre, la macchina giudiziaria, partendo il 28 ottobre, ha esposto al pubblico i nuovi reati per i quali la Tymoshenko sarà indagata e – molto probabilmente, visto l’andazzo – condannata. Le nuove accuse riguardano in primis violazioni avvenute durante la seconda metà degli anni ’90 – quando la Tymoshenko esordiva in politica – e riguardano reati equamente ripartiti tra corruzione, appropriazione indebita di beni pubblici, truffa ai danni dello stato (tutto per “cifrette” ben oltre il mezzo miliardo di dollari) e, last but not least, concorso in omicidio.
A onor del vero, a prescindere dalle osservazioni politiche e dall’indubbio desiderio di Yanukovich di zittire l’ultima grande rivale politica, va ricordato che la cara Yulia era già stata incriminata a più riprese dal ’96 al ’98 per i detti reati a sfondo economico, e che le accuse erano cadute per vari errori procedurali misti a immunità politiche del caso.
Tornando all’attualità, Bruxelles ha risposto alla pioggia di incriminazioni contro la Tymoshenko con la pesante affermazione di voler stoppare l’Accordo di Associazione dell’Ucraina all’Unione Europea, decisione molto dannosa per le prospettive di integrazione economica e per le facilitazioni per il regime dei visti del Paese ex-sovietico.
A sorpresa, dal 2 novembre, la Tymoshenko ha invitato l’UE a non arrestare le trattative per questo accordo, suggerendo all’Unione di non danneggiare l’intero Paese per una decisione opinabile del governo. Da Bruxelles è stato così aperto venerdì sera uno spiraglio per riprendere le trattative, legato al summit UE-Ucraina del 19 dicembre prossimo, ove si spera che molti dei nodi legati alla faccenda siano sciolti; inoltre, per quella data, la Tymoshenko potrebbe essere libera, visto che in Parlamento sono pronte le votazioni per un decreto legge che depenalizzerebbe alcuni reati economici, causando di fatto la liberazione dell’ex-Premier. Il decreto doveva essere votato già venerdì 4 novembre, ma è stato rimandato alle prossime sedute parlamentari.
Il caso Tymoshenko resta dunque ancora aperto su più fronti: da quello politico interno e giudiziario, ove l’ex “rivoluzionaria arancione” sembra raccogliere crescenti consensi tra la popolazione, a quello internazionale, dove la politica del “bilanciamento” est-ovest di Yanukovich traballa sempre più, con sia l’Europa che la Russia putiniana a mostrare la loro disapprovazione per la gestione di queste faccende giudiziarie.
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