Ucraina, le radici di un conflitto evitabile

Cosa sta succedendo:

  • Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato la legge marziale a livello nazionale. Diversi civili sono stati uccisi durante gli attacchi russi nelle città dell’Ucraina. Testimoni oculari riferiscono di attacchi aerei contro le principali città ucraine. Mosca nega queste informazioni e afferma che i suoi attacchi sono “di alta precisione”.
  • I separatisti riconosciuti dalla Russia a Donetsk e Luhansk stanno attaccando le truppe ucraine. L’Ucraina ha completamente chiuso il suo spazio aereo e tagliato i rapporti diplomatici con la Russia.
  • 14 aeroporti della Russia meridionale hanno sospeso tutte le operazioni aeree fino al 2 marzo.
  • La NATO ha promesso che la Russia “pagherà un prezzo economico e politico molto pesante”.
  • Molti stati europei hanno iniziato a sospendere tutti i servizi di visto per i cittadini russi. Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada hanno imposto nuove sanzioni alle aziende Aeroflot e Sberbank.
  • Le truppe russe hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale Antonov, appena fuori Kiev.
  • Le regioni ucraine di Kiev, Dnipro e Cherkasy hanno dichiarato il coprifuoco dalle 22:00. fino alle 7 del mattino, ora locale. Kiev afferma di aver arrestato diversi ufficiali dell’intelligence russa.
  • Manifestazioni contro la guerra vengono represse in tutte le grandi città russe.

di Luca La Gamma


Siamo tutti sotto shock e dalle prime ore di questa mattina incollati al televisore: Putin ha invaso l’Ucraina entrando nel Paese da due punti cruciali, Bielorussia e Crimea. L’ufficialità è stata lanciata in diretta nazionale dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche separatiste del Donbass e l’invio di truppe nel territorio con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping. Il presidente russo ha più volte specificato che questa è un’azione militare volta esclusivamente a disinnescare basi militari ucraine, confermando di non volere un ampliamento vero e proprio del conflitto.

Le reazioni di Europa e Stati Uniti sono arrivate prontamente, con ingenti sanzioni previste nelle prossime ore nei confronti del Cremlino. Ma la crisi tra Russia e Ucraina parte da lontano, non è un’escalation di queste ultime settimane, e inevitabilmente si allaccia alle tensioni tra Russia e Stati Uniti, mai realmente attenuate. Ufficialmente Putin vuole difendere i territori filorussi del Donbass minacciati dall’Ucraina, che non accetta una separazione, è vero, ma la realtà è che l’Ucraina è da sempre un territorio cruciale nel lungo braccio di ferro proprio tra Stati Uniti e Russia e dal 2014 – dopo l’annessione della Crimea – non è mai svanito il pericolo di nuove tensioni sul territorio ucraino. È una partita lunga e delicata, insomma, ma la vera domanda è: un conflitto nel cuore dell’Europa, sebbene sia da giorni scongiurato da tutte le parti, a chi serve realmente?

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La partita dei confini – Dalla caduta dell’Unione Sovietica anche l’Ucraina ha conquistato l’indipendenza, nonostante sia sempre stata vista come la “culla della cultura russa moderna” e un “deposito di grano” vista la grande produzione di frumento. Inoltre proprio in Ucraina passano le principali forniture di gas russo all’Europa. Oggi circa il 36% del gas importato dall’Ue proviene dalla Russia.

Per la Russia l’Ucraina è quindi un territorio strategico, ma anche un cuscinetto territoriale necessario per distanziare sé stessa dal suo storico rivale, gli Stati Uniti. Distanziamento minato dall’interesse ucraino di entrare a far parte della NATO, consolidato dal sostegno militare degli ultimi anni proprio da parte degli alleati occidentali (2,7 miliardi di dollari gli aiuti ricevuti dagli USA dal 2014).

Ampliare i confini della Russia, inglobando di fatto l’Ucraina, è un punto focale delle operazioni del Cremlino, così da contrastare l’avanzata della NATO in quel territorio sì filorusso, ma pur sensibile a una possibile “occidentalizzazione”. Washington, dal canto suo, ha interesse di favorire un possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO, così da poter insediare basi militari e “controllare” i confini russi.

Dopo il collasso dell’URSS, infatti, la NATO si è espansa fino a includere Paesi che la Russia ha storicamente considerato facenti parte della sua orbita, stanziando basi militari sui territori. Questo sviluppo militare è sempre stato considerato dal Cremlino una minaccia. Sebbene gli esperti escludano un realistico ingresso dell’Ucraina nella NATO e in Ue, Vladimir Putin ha avanzato ufficialmente richieste di avere garanzie sulle limitazioni delle azioni NATO nella regione, includendo anche il divieto di un ulteriore allargamento delle proprie basi militari. Insomma, il possibile ingresso futuro dell’Ucraina nella NATO e in Ue è un’opzione che attualmente non è concretamente sul tavolo (nonostante le ambizioni del presidente ucraino Zelensky), ma che secondo le richieste di Mosca dovrebbe essere esplicitamente scartata dall’Occidente, mentre per Washington l’eventuale richiesta di ammissione dovrebbe essere liberamente avanzata da Kiev.

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Il rischio di una guerra di dimensioni mastodontiche – Mentre le principali città ucraine iniziano a svuotarsi dopo i primi bombardamenti mirati, è interessante provare a comprendere che dimensioni possa raggiungere questo conflitto. Da un lato la NATO: gli Stati Uniti sono forti del patto di alleanza con tutti i Paesi occidentali. Dure critiche sono già giunte da Inghilterra, Germania, Francia e Italia, che inevitabilmente saranno al fianco degli Stati Uniti in previsione di uno scenario apocalittico. Dall’altro lato la Russia, che può contare sull’appoggio di tutti i Paesi filorussi – Bielorussia in primis che non ha condannato l’attacco e ha favorito l’ingresso delle truppe in territorio ucraino. Rimane da sciogliere la posizione della Cina, che al momento non sembra essere interessata alla questione, ma che rimane un importante partner strategico per il Cremlino. Anche la Turchia, membro NATO che apparentemente darà appoggio all’Ucraina, inevitabilmente ricoprirà un ruolo importante in questa partita a scacchi.

Spaventano le conseguenze economiche – Questi capricci geopolitici, passatemi la definizione, inevitabilmente comporteranno importanti problemi economici. Un conflitto su larga scala porterebbe l’economia mondiale sull’orlo della recessione, con impatti notevoli su energia, materie prime, beni alimentari e mercati finanziari. Uno dei primi effetti del potenziale conflitto riguarda il gas. Sui mercati i timori per un’improvvisa riduzione dei flussi di gas dalla Russia verso l’Ue ha fatto volare alle stelle i prezzi. L’altro fronte è il petrolio, di cui la Russia è il primo partner commerciale dell’Unione Europea con una quota di mercato intorno al 25%. Non sorprende quindi che il prezzo del petrolio risentirà dell’aggravarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina sia sul mercato americano che su quello europeo. Ma non c’è solo il fronte energetico. Il pericolo crescente per l’invasione russa dell’Ucraina fa volare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale che fanno registrare rispettivamente un balzo del 4,5% e del 5% in una sola settimana (fonte Coldiretti).

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Se sarà una guerra evitabile non lo sappiamo, ma lo auspichiamo tutti. Al momento il conflitto è scongiurato anche dai principali protagonisti. Putin stesso ha dichiarato “che un conflitto mondiale non serve a nessuno, e che sarebbe un conflitto senza vincitori né vinti”. La palla però inevitabilmente ora è in mano agli Stati Uniti, che sicuramente non lasceranno Mosca libera di assediare l’Ucraina. A noi rimangono le preoccupazioni di un possibile conflitto nel cuore dell’Europa, delle conseguenze umanitarie, sociali ed economiche che inevitabilmente sentiremmo su più fronti. E una domanda: chi vuole veramente un conflitto?

foto copertina: AFP


Profilo dell'autore

Luca La Gamma
Luca La Gamma
La sua formazione giornalistica inizia a 20 anni quando avvia una serie di collaborazioni con piccole testate romane occupandosi di sport e sociale. A 25 anni diviene giornalista pubblicista e a 26 decide di partire per la Spagna, tappa fondamentale per la sua crescita personale. Laurea in Lingue e letterature moderne alla Sapienza di Roma e in Editoria e giornalismo alla Lumsa di Roma. Attualmente consulente per la comunicazione in INPS. Viaggiatore, sognatore e amante della vita in tutte le sue sfumature, si identifica in Frontiere News perché è la voce fuori dal coro che racconta quelle storie che non vengono prese in considerazione dall’élite giornalistica.

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