di Federica Marsi
Il Fronte di Liberazione Naziunale Corsu (FLNC) ha rivendicato lo scorso 29 novembre l’omicidio di Christian Leoni, imprenditore e ristoratore. Ignorata dalla stampa italiana, la lotta indipendentista che si consuma a 12 chilometri dal nostro confine nazionale è tutt’ora viva e attuale.
Gli obiettivi sono quelli di una volta, tra cui, oltre all’indipendenza corsa, la realizzazione della riforma agraria e l’istituzione di una prigione sull’isola per gli indipendentisti arrestati nel corso degli anni e attualmente detenuti nel continente. Un importante cambiamento riguarda invece le fazioni contro le quali si schiera l’FLNC. Soprattutto a partire dagli anni ’80, nella già frammentata società corsa sta emergendo un nuovo fenomeno, quello mafioso.
L’omicidio di Christian Leoni sarebbe infatti il risultato di un pareggiamento di conti tra l’FLNC e l’organizzazione “Brezza Marina”, di cui Leoni faceva parte, a seguito dell’omicidio di un loro militante, Philippe Paoli, ucciso il 28 dicembre 2010. L’escalation di violenza che ha interessato la Corsica negli ultimi anni si va ad innescare sulla già problematica e conflittuale storia dell’isola e dei suoi moti indipendentisti, di cui è utile ripercorrere le tappe principali.
L’Île de la Beauté è passata sotto giurisdizione francese il 15 maggio 1768, dopo che Genova si vide costretta a firmare il Trattato di Versailles e a cedere la Corsica come garanzia di pagamento per alcuni presunti debiti non onorati. Il passaggio dell’isola alla Francia va a sconvolgere il governo indipendente e illuminato di Pasquale Paoli, che aveva fatto della Corsica il primo stato europeo a dotarsi di una costituzione moderna e democratica.
Il disperato tentativo di difendere l’isola dall’occupazione francese si conclude nel 1769 con la battaglia di Ponte Nuovo, che segna la fine del Regno di Corsica. Paoli è costretto ad abbandonare la sua terra, mentre rimane in Corsica il suo segretario, Carlo Maria Bonaparte, padre di Napoleone, che a fronte della schiacciante vittoria avversaria abbandona le rivendicazioni indipendentiste per aderire al partito francese.
Il modello economico, culturale e amministrativo francese viene esteso fino a comprendere il nuovo territorio. Tale penetrazione viene combattuta, armi in pugno, almeno fino al primo ventennio dell’ottocento, mentre il francese non diventa lingua veicolare largamente diffusa fino alla metà dello stesso secolo. Un temporaneo abbandono delle velleità nazionaliste si verifica in seguito al successo della Rivoluzione Francese, che segna la caduta del regime con il quale veniva identificata l’occupazione dell’isola.
A riportarle alla luce è invece la grave crisi economica che interessò la seconda metà dell’ottocento, causata dall’iniquo sistema doganale imposto dalla Francia per aumentare la dipendenza della Corsica dal continente. A questo si aggiunsero le pesanti perdite subite durante la prima guerra mondiale, che furono in Corsica circa il doppio della media nazionale, anche a causa della mancata applicazione sull’isola della legge che prevedeva l’esonero per i padri di famiglie numerose.
L’impatto demografico fu disastroso, tanto che molti decisero di emigrare, mentre gli altri radicalizzarono la loro partecipazione ai movimenti rivendicativi. Questo spinse gli indipendentisti a riallacciare i rapporti con l’Italia di Crispi, che perseguiva una politica estera ostile alla Francia, e in seguito con il regime fascista, che rivendicava l’appartenenza dell’isola all’Italia, dando al movimento una vena irredentista.
La sconfitta del fascismo ha largamente contribuito ad allontanare una volta per tutte la Corsica dall’Italia e ha alimentato la convinzione francese di aver finalmente conquistato la mente e il cuore dei corsi. Dopo questo momento la Francia usa l’arma dell’irredentismo fascista per tacciare ogni prospettiva indipendentista o annessionista, nonostante il movimento si fosse chiaramente avvicinato all’Italia più per rimarcare la sua distanza dal continente più che per una vera affinità ideologica al fascismo.
L’ennesimo trattamento iniquo riservato ai corsi non tarda a far riaffiorare il sentimento di estraneità alla Francia. Con l’indipendenza dell’Algeria, migliaia di rimpatriati francesi, i così detti Pieds Noirs, ottennero il possesso di alcuni terreni precedentemente assegnati agli agricoltori corsi. Questa decisione, unita alla mancanza di investimenti sull’isola, ha contribuito ad aumentare il risentimento dei primi movimenti regionalisti, tra cui il Fronte Regionalista Còrso e l’Azione Regionalista Còrsa.
Solo nel 1973, con la creazione del Fronte di Liberazione Naziunale Corsu (FLNC), si crea un movimento unitario che mira a radunare le diverse anime del movimento indipendentista. La sua prima e più plateale azione fu la “nuit bleu”,in cui ventidue ordigni esplosero in diverse località corse e in alcuni quartieri di Nizza e Marsiglia nella notte tra il 4 e il 5 maggio 1975.
Dall’anno della sua creazione, sono stati cinque gli omicidi rivendicati dal Fronte, divenuto fuorilegge nel 1983. Prima dello scorso 28 ottobre, data dell’esecuzione di Christian Leoni, non si erano registrate violenze di matrice indipendentista dalla metà degli anni ’90, durante la guerra tra fazioni opposte del nazionalismo corso. La diversità dell’ultima esecuzione è dimostrata anche dall’unicità della rivendicazione, apparsa sul giornale Corsica ; nel comunicato, il movimento indipendentista ha messo “in guardia tutti i gruppi e gli individui mafiosi che attenteranno alla vita di un militante nazionalista” e ha parlato di “risposta implacabile” qualora i responsabili vengano identificati.
Il Fronte ha inoltre precisato che non prenderà parte al conflitto tra gruppi mafiosi che ha portato ad un bilancio di diciannove morti dall’inizio dell’anno, ma che rafforzerà la vigilanza. Il livello di violenza registrato in Corsica è comparabile a quello siciliano, se si conta che la popolazione corsa è di 300 mila abitanti contro i sei milioni della Sicilia. Il Fronte di Liberazione Naziunale Corsu ha puntato il dito contro la speculazione immobiliare e la colonizzazione del territorio.
Secondo il Fronte, l’unica colpa per cui Philippe Paoli può essere stato ucciso dalla “Brezza Marina” è di aver cercato di investire sullo sviluppo della sua impresa. Le inchieste condotte fino ad ora hanno confermato una correlazione tra questi fenomeni e la circolazione di capitali importanti legati al turismo e al settore immobiliare, che avrebbe risvegliato gli appetiti di quei gruppi legati al malaffare che oggi stanno cambiando la geografia politica dell’isola.
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