di Nicola Casile
L’Italia si è presentata al 150° anniversario della sua Unità con il vestito buono ma con un paio di problemi e di impicci da risolvere. A pochi giorni dal 2012 l’intero anno sembra un incubo da dimenticare.
Il divario tra Nord e Sud è tristemente eloquente e mentre i leghisti invocano una secessione basata su presupposti socio-razziali, i vari neo-Borbonici parlano di indipendenza rifacendosi a modelli vetero-monarchici morti e sepolti.
Contemporaneamente la crisi finanziaria globale concentra tutta la sua malvagità sul Bel Paese, costringendo il grande capo alle dimissioni. La classe politica tutta ammette clamorosamente la sua inadeguatezza scaricando le ardenti responsabilità su un governo di tecnocrati non eletti. Intanto le ferrovie (Trenitalia) decidono di sopprimere un gran numero di treni diretti da e per il Sud, ponendo fine per sempre ad un modo di viaggiare che ha fatto la storia del trasporto italiano su binari.
Grosse società e multinazionali prendono di mira l’estremo Sud come solita terra di conquista per le loro mire espansionistiche alimentate a carbone, che tra l’altro non si sa se passeranno più attraverso il Ponte Sullo Stretto.
Svimez e Istat forniscono grandi numeri quando descrivono i flussi migratori interni dalla Sicilia, la Calabria, la Campania, la Puglia e via dicendo.
Il meridione d’Italia è alle strette, ma in pieno risveglio emotivo post-Terroni (il libro di Pino Aprile che, assieme a tante altre opere e iniziative, ha fornito nuove intriganti spiegazioni per lo storico disavanzo del Sud) sente di dover attribuire un nuovo significato al tanto celebrato e mitizzato risorgimento degli eroi e dei patrioti. Parecchi meridionali si scrollano di dosso un po’ del loro atavico torpore e riscoprono il brigantaggio, le sue storie e soprattutto le sue musiche. Un trionfo di neo-consapevolezza che, se da un lato rischia di lasciare il tempo che trova, quando dura i mesi di un anniversario, dall’altro può seriamente contribuire ad un cammino di conoscenza dagli esiti non trascurabili.
Ritornano in auge i vecchi brani di Musicanova come “Brigante Se More” e “Vulesse Addeventare”, da trent’anni portati in giro tenacemente da Eugenio Bennato, ma solo negli ultimi tempi diventati inaspettatamente popolari. Teresa De Sio, non a caso ex-Musicanova delle prime incisioni, dopo alcune digressioni elegantemente melodiche e d’atmosfera torna a parlare di briganti e di Sud, come nell’incalzante “Sacco e Fuoco”, brano del 2007 ma adattissimo come anti-colonna sonora dell’anniversario.
Roberto D’Alessandro, attore e regista meridionale, trasforma il best seller di Pino Aprile nell’omonimo spettacolo teatrale e gira la penisola coinvolgendo importanti interpreti del meridionalismo musicale come Mimmo Cavallo, autore tra l’altro di “Siamo briganti”, brano intenso e allo stesso tempo agguerrito.
In rete impazzano i vari “Malaunità” di Eddy Napoli e “Se tornasse Ferdinando” di Valerio Minicillo, brano quest’ultimo che in modo piuttosto didascalico racconta come era il Sud prima dell’Unità e come è diventato dopo l’occupazione piemontese.
I musicisti di nuova generazione, invece, scelgono di reinterpretare e fare proprio il tema per l’occasione, riappropriandosi del brigantaggio come una vera e propria forma di protesta. La band meridionalista Kalafro parla di “brigantaggio post-moderno” e dà una sua interpretazione della questione meridionale, affidandola alla voce di Teresa Timpano, giovane e talentuosa attrice teatrale calabrese.
Il brigantaggio meridionale, espressione di disagio e riscatto di un popolo, argomento controverso molto discusso da storici e intellettuali, diviene in occasione del 150° anniversario dell’Unità una valida chiave di lettura e un efficace simbolo di resistenza per quanti, a torto o ragione, considerano l’attuale differenza tra le due metà di uno stesso Paese come un chiaro disegno politico che parte proprio nei giorni di Garibaldi e dei suoi Mille. Nicola Zitara, studioso meridionalista, parlava di “Nascita di una colonia”. Ed è questa l’interpretazione più diffusa tra chi vuole far conoscere il “vero risorgimento”.
Ma al di là delle barricate e delle improbabili frenesie indipendentiste, consapevoli che l’unica via percorribile sia quella di una nazione più unita e più giusta, c’è da dire che anche le canzoni sui briganti e sul brigantaggio ci aiutano a stimolare la nostra curiosità e ad affinare il nostro senso critico.
Mimmo Cavallo – Siamo briganti
Eugenio Bennato – Ninco Nanco
Teresa De Sio – Sacco e fuoco
Nicola Casile – Atterrite queste popolazioni
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