di Nicola Casile
Quella che è stata definita come “primavera araba”, cominciata in Tunisia alla fine del 2010 e poi propagatasi attraverso le piazze di Egitto, Libia, Yemen e altri paesi non può considerarsi affatto conclusa. E viste le vicende dell’ultimo anno, tra guerre e repressioni violente, risulta anche difficile continuare a parlare di primavera.
Non tutti i regimi sono disposti ad abdicare, e non sempre l’insurrezione popolare, più o meno unitaria e più o meno spontanea, riesce a scalzare i vecchi governi autoritari per ripartire con la costruzione di idee e prospettive nuove.
Prendiamo il caso della Siria, ad esempio. Il regime di Bashar al-Assad opera ormai da mesi una repressione spietata contro i manifestanti. Una situazione che si protrae da troppo, e che ha suscitato indignazione persino nei paesi che, storicamente, sono stati più vicini alla Siria e al suo regime.
La condizione del popolo siriano è al centro di molte attenzioni. Sia quelle dei paesi occidentali, spesso osservatori e parolai animati da cauta ambiguità, sia quelle di altri paesi vicini, come ad esempio l’Iran.
E quando una lotta è per la libertà, e si fa lotta popolare, ecco allora che le forme di espressione del popolo e della gente, come la musica, si fanno veicolo privilegiato di messaggi e idee.
È il caso di “Battle of Homs”, brano del rapper iraniano Emad Ghavidel assieme ad Hamed Fard che ha girato per giorni su Twitter.
Una canzone rap che attacca il presidente siriano Bashar al-Assad che esercita brutalmente il suo potere mentre la lotta infuria in tutto il paese. In “Battle of Homs” Emad Ghavidel e Hamed Fard se la prendono anche con la Russia per il suo veto alla risoluzione delle Nazioni Unite in sostegno della Lega Araba che chiede un embargo alla fornitura delle armi a Damasco. A questa misura la Russia si oppone, probabilmente perchè ha appena consegnato alla Siria caccia per un valore di 564 milioni di dollari. Inoltre la Marina russa ha in Siria un’importante base strategica. Lo scorso ottobre, insieme alla Cina, Mosca aveva posto il veto ad un’altra risoluzione contro Damasco.
“Faresti meglio a sapere che gli iraniani non possono tacere mentre tu uccidi”, sono le parole che risuonano sullo sfondo di immagini di morte, distruzione e dolore in un recente video dei rapper caricato su YouTube.
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