Il “mare nostrum” è stato un mare ostile nell’anno della primavera araba: sono stati infatti almeno 1500 i morti o dispersi tra i profughi che hanno cercato di raggiungere le coste europee. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) le cifre dell’anno scorso rappresentano un record negativo dal 2006, anno in cui l’agenzia ha iniziato a registrare queste statistiche. «Nel 2011 più di 1500 persone sono annegate o scomparse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo», ha affermato Sybella Wilkes, portavoce dell’agenzia, sottolineando come «per i nostri team a Malta, in Grecia e in Italia il numero di vittime potrebbe essere perfino più alto». Del resto pochi giorni fa il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) aveva parlato di «2200 persone annegate nel canale di Sicilia nel 2011, il numero più alto in assoluto da quando è iniziato il fenomeno degli attraversamenti».
Anche per la Commissione Migrazioni del Consiglio d’Europa il bilancio è di quasi 2mila vittime. Finora, secondo i dati Unhcr, era stato il 2007 a registrare il record negativo di vittime, 630. E nell’anno della caduta dei regimi di Ben Ali e Gheddafi il numero di morti e dispersi è più che raddoppiato. Tra l’altro il 2011 ha fatto registrare un altro record, quello degli arrivi complessivi sulle coste europee: 58mila. L’unico precedente a questi livelli era stato registrato nel 2008, con 54mila approdi. Nel computo totale, in 56mila sono giunti sulle coste italiane (tra i quali 28mila provenienti dalla Tunisia) mentre Malta e Grecia hanno ricevuto rispettivamente 1574 e 1030 migranti. In gran parte si è trattato di immigrati fuggiti da drammatiche condizioni economiche, imbarcati su «natanti malmessi, spesso picchiati o torturati da altri passeggeri», evidenzia l’Unhcr riportando i resoconti dei sopravvissuti.
E, nonostante il sopraggiungere dell’inverno, i flussi sembrano non fermarsi. «Siamo turbati dal fatto che nonostante le cattive condizioni meteo-marine, tre imbarcazioni abbiano tentato la pericolosa traversata dalla Libia, una delle quali risulta dispersa», afferma l’Unhcr ricordando che nei giorni scorsi 18 cadaveri, identificati come somali, sono stati trovati sulle spiagge libiche. Le altre due imbarcazioni, grazie ai soccorsi, sono riuscite a giungere a destinazione. A tal proprosito, l’Unhcr «accoglie con favore il perdurante impegno delle autorità italiane, maltesi e libiche nel soccorrere le imbarcazioni» e torna a chiedere «a tutti i comandanti del Mediterraneo di restare vigili e di svolgere il proprio dovere di soccorrere imbarcazioni in difficoltà».
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