Media italiani e minoranze, nessun riscatto per i deboli

di Anna Toro

I media discriminano le minoranze, ne parlano poco, e quando ne parlano fanno più danni che altro. E’ questo l’esito impietoso della ricerca “Minorities Stereotypes on Media”, progetto nato dalla collaborazione tra il Centro d’Ascolto dell’Informazione radiotelevisiva e il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, col supporto di Open Society Foundations. Dal 1° luglio 2010 al 30 giugno 2011 i ricercatori hanno monitorato 24 ore su 24 tutti i Tg, dalla Rai, a Mediaset a La7, insieme ai notiziari delle emittenti radiofoniche nazionali, e tutte le trasmissioni di attualità e di approfondimento in programmazione su TV e radio. Lo scopo: capire come le minoranze vengono trattate dai media tradizionali, e come questo tipo di informazione viene percepita dai cittadini.

Secondo lo studio, le minoranze discriminate dai media italiani sarebbero sette: immigrati, rom e sinti, lgbt, i credenti di religioni minoritarie, tossicodipendenti o ex tossicodipendenti, detenuti o ex detenuti. La categoria maggiormente presa di mira è quella degli immigrati e dei rifugiati, con il 61% dei casi (4.373) complessivi, che raggiungono il 71% se si guarda alla sola televisione. I rom sono oggetto di notizia per il 14% dei casi (978), mentre chi professa una idea religiosa diversa da quella cattolica occupa il 13% delle notizie (913). A seguire gay, lesbiche e transessuali/transgender con il 10% (686) e infine tossicodipendenti ed ex detenuti sulla soglia del 2%.

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Per quanto riguarda gli immigrati, si parla di loro soprattutto in relazione a fatti di cronaca nera e di allarme sociale, agli sbarchi di profughi e alla questione della loro presenza in Italia (clandestini, irregolari), alle tensioni legate allo sfruttamento del lavoro nero e all’illegalità in generale. Manco a farlo apposta, la ricerca è stata presentata a Roma il giorno stesso in cui l’Italia è stata condannata dalla corte di Strasburgo per i respingimenti dei migranti.

“Subito – ha commentato Roberto Reale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana – la mente è andata alle parole dell’ex ministro dell’Interno Maroni quando, in piena politica di respingimenti, aveva detto: ‘Dobbiamo essere cattivi con gli immigrati’. Così come si ricordano bene i giornali allineati che non avevano mancato di fargli da eco con titoli come: ‘Finalmente cattivi’”. Per Reale si tratta dell’esempio per eccellenza di una “pessima politica coniugata con una pessima informazione”.

E infatti secondo la ricerca l’informazione mediatica sulle minoranze etno-culturali tende a essere spesso “parziale” e priva di approfondimento critico: anche dei rom si parla sempre e solo in relazione a reati che destano allarme sociale, o agli sgomberi; gli omosessuali vengono rappresentati quasi sempre come “vittime” o comunque “diversi”, e degli ex detenuti o non se ne parla affatto, o sempre in relazione alla cronaca di qualche reato. Uno spiraglio sembra per fortuna arrivare dalla radio, media che, si legge nel rapporto, “conferma una maggiore capacità di accendere l’attenzione su una pluralità di temi grazie alla maggior quantità di notizie che i giornali radio riescono a coprire e a una gran varietà di trasmissioni, di taglio e linguaggio diverso”.

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Perchè il problema è tutto lì: “In TV si parla di minoranze solo se la notizia è cattiva, o se desta allarme sociale. Soprattutto si parla sempre e solo di episodi o di situazioni di emergenza senza mai indagarne le cause – ha commentato Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma – col risultato che i fenomeni nella loro comprensione generale diventano marginali. Con queste facili letture i media si fanno veicoli di pregiudizi, e le minoranze non hanno nessun riscatto: entrano già deboli nel mercato dell’informazione per uscirne ancora più deboli di prima”.

Ecco perchè i ricercatori, i giornalisti volenterosi e le associazioni vorrebbero ora puntare sulla formazione e su un allargamento di questa report anche a livello europeo. Non solo: “Serve che si cominci a sanzionare chi fa informazione xenofoba – afferma il presidente della FNSI Roberto Reale – e che si ragioni in modo diverso anche sulla Carta di Roma, il codice etico che i giornalisti dovrebbero seguire nel trattare le minoranze”. Reale ricorda ancora le parole di Maroni quando, in relazione al fatto che gli arrivi di migranti in Italia erano calati, aveva detto: “pensate a quante vite abbiamo salvato”. “Purtroppo – termina Reale – non ricordo che nessun giornalista abbia chiesto: ministro, le abbiamo salvate o le abbiamo condannate a morire nel Mediterraneo o nelle carceri libiche?”


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