Pare che Mosca non creda alla lacrime di Putin, sgorganti davanti ai fan in tripudio per la vittoria alle presidenziali. Per gli scontri il presidente ha attaccato l’opposizione, rea di tentare «provocazioni politiche per distruggere l’ordinamento statale e usurpare il potere».
Oggi i protagonisti della «rivoluzione bianca», così rinominata dal colore del nastro simbolo della protesta, torneranno a contestarlo. Si ritroveranno nella centralissima piazza Pushkin, ad un chilometro dal Maneggio e dal Cremlino (dove invece si raduneranno invece i sostenitori di Putin). La tensione è altissima e la città blindata.
Il blogger Alexiei Navalni parla di «elezioni completamente illegittime», con chiaro riferimento ai documentati brogli. Secondo Navalni governatori e commissioni elettorali avrebbero falsificato il voto su ordine diretto del premier. Il blogger annuncia manifestazioni di massa ancora più grandi. Gli fa eco Serghiei Udaltsov, capo del Fronte di sinistra, che su Twitter ha scritto: «Non sono elezioni, è una vergogna, ci hanno sputato in faccia.
Dello stesso avviso Serghiei Mitrokhin, il numero due del partito Iabloko, il cui fondatore Grigori Iavlinski è stato escluso dalla corsa per il Cremlino: «Difficile riconoscere la legittimità delle elezioni, a giudicare dalle numerose denunce di brogli». Più cauto l’ex presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov: «Ci sono grandi dubbi che il risultato del voto rifletta gli umori reali della società, ma se non ci sono prove documentali delle falsificazioni di massa, è difficile parlarne». Le prove dei brogli ci sono, ma è difficile poterle definire “di massa”, visto che anche una ong indipendente come Golos accredita a Putin il 54,7% dei voti. Quanto basta per diventare presidenti.
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