Mentre lo spazio mediatico italiano restringe gli spazi sul mondo estero, in Medio Oriente la Siria continua ad avere una piaga aperta. Da quando sono iniziati gli scontri sono oltre 9000 le vittime, di cui 7000 circa i civili, e più di 20 000 i cittadini fatti prigionieri dal governo siriano. Le fonti sono poco attendibili a causa della scarsità di comunicazione tra le agenzie di stampa. E’ di oggi però la notizia che almeno 20 persone sono rimaste ferite a Daraa, nel sud. La città, già messa sotto osservazione sul finire del 2011, è stata protagonista dello scontro tra una manifestazione dell’opposizione e le forze di sicurezza, secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’Osservatorio riporta inoltre la notizia dell’irruzione degli agenti nelle abitazioni, portando all’arresto cinque civili.
La notizia che più sta rumoreggiando, però, è la rottura della tregua a Homs, la città roccaforte dell’opposizione. Per più di un’ora le forze di Bashar Al Assad hanno bombardato la città, colpendo sopratutto i quartieri di Jurat al-Shayah e di Al-Qarabis. Le vittime sembrano essere 260, anche se Al Arabiya ne riporta 300, e i feriti oltre1500. L’Agenzia di Stato smentisce che sia stata attaccata la città da parte delle forze siriane, ma piuttosto, le notizie sono state diffuse da “emittenti satellitari che incitano alla violenza” e le vittime siano piuttosto da parte di “uomini armati” che intendono influenzare il voto di oggi del consiglio di sicurezza dell’Onu, anche se sappiamo che Mosca e Pechino hanno già messo il veto. Scontri si sarebbero verificati anche a Londra, Berlino e in Kuwait a danni delle ambasciate siriane.
Un’altra situazione di tensione è quella ad Hama, nella regione centrale del paese. Nella città si stanno svolgendo manifestazioni pacifiche nel quartiere di Bab Qibli e nelle limitrofe città Latamina e Madik, afferma una fonte dell’opposizione in contatto telefonico con l’ANSA.
“La situazione a Hama e nella provincia è calma ma molto tesa, e in città i cecchini sono ancora appostati sui tetti”, ha detto la fonte. Per altri oppositori, nella zona di Kattab, è stato impossibile raggiungere Hama per unirsi alle manifestazioni perché un blocco militare, che nelle ultime ore sembra farsi più consistente, ha distrutto un ponte sul fiume Oronte, bloccandone la marcia.
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