Da settembre alcune scuole di Gaza (circa venti su centottanta) torneranno a insegnare agli studenti la lingua ebraica dopo che nel 2007 l’insegnamento era stato abolito. L’iniziativa è sorta per volontà di Hamas. L’ebraico andrà quindi ad affiancarsi all’inglese come seconda lingua straniera sostituendo francese e tedesco (che per i gazani, i cui spostamenti all’estero sono estremamente difficili, appaiono oggi poco utili). Il direttore generale del ministero dell’Istruzione di Hamas, Mahmud Matar, ha dichiarato così motivato la decisione: “Attraverso lo studio dell’ebraico possiamo comprendere meglio la struttura della società israeliana, comprendere come essi pensano. Vogliamo insegnare agli studenti l’idioma del nemico”.
Ma ci sono molte altre motivazioni, più condivise dalla popolazione, di carattere pratico: sono infatti scritte in ebraico molte confezioni di prodotti che entrano nella Striscia di Gaza; è quindi necessario poterne leggere le etichette. Molti canali televisivi israeliani vengono poi captati a Gaza, specialmente i programmi per i bambini e i cartoni animati. Fra gli adulti di Gaza inoltre diversi sanno parlare l’ebraico (per aver lavorato, in passato, in Israele oppure per aver trascorso periodi di detenzione)ma, non avendolo studiato, sono pochissimi coloro in grado di leggere e scrivere (sebbene l’ebraico moderno presenti diversi somiglianze con l’arabo). Sebbene affollate, le scuole di Gaza sono considerate discretamente buone: l’analfabetismo totale è sotto l’1 per cento e nella Striscia ci sono ben cinque campus universitari. La speranza è quindi che il progetto possa attecchire e che possa andare ‘tov meod‘: in ebraico, ‘molto benè.
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