“Morte agli arabi”, “Vendetta” e “Kahane aveva ragione” (Meir Kahane, fondatore negli anni ’70 del gruppo di estrema destra Kach, dichiarato poi illegale dalla Knesset in quanto razzista). Queste alcune delle scritte che le circa cinquanta famiglie di Neve Shalom – Wahat al-Salamhanno trovato questa mattina sulle pareti di una scuola e sulla carrozzeria di alcune auto; molti pneumatici sono inoltre stati forati. ”Hanno agito di notte, come pipistrelli” ha commentato uno degli abitanti; Anwar Daud, direttore della scuola ha dichiarato che “mentre le scritte possono essere facilmente cancellate, la ferita resterà”. Gli autori dell’atto di vandalismo hanno anche aggiunto i saluti da “Ulpana” (in riferimento alla bocciatura in Parlamento della legge per legalizzare l’avamposto di Ulpana, costruito in Cisgiordania su terreni di proprietà palestinese) e anche i “Saluti da Havat Gilad” (in riferimento alla medesima colonia).
Ma perché proprio a Neve Shalom? Questo villaggio, situato a ovest di Gerusalemme, è stato fondato nel 1972 da Bruno Hussar per dimostrare che è possibile far convivere ebrei e arabi in modo pacifico; il significato del suo nome è infatti “Oasi della pace” (sia nell’ebraico “Neve Shalom” che nell’arabo “Wahat al-Salam“). Ecco perché, in questo laboratorio di coesistenza e tolleranza, le ferite fanno più male. Secondo il capo della polizia israeliana Yohannan Danino l’episodio è infatti particolarmente grave perché avvenuto “in una località edificata proprio per costruire la coesistenza fra ebrei ed arabi”.
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