C’è già chi, parlando dei temi legati all’ immigrazione, la definisce una vera e propria rivoluzione: si chiama ravvedimento operoso, ed è la regolarizzazione dei rapporti di lavoro intercorsi tra datori e le migliaia di immigrati, che, ogni giorno, prestano la propria opera, senza documenti e, conseguentemente, senza poter godere di nessuna tutela.
Colf, badanti, muratori, braccianti agricoli, operai occasionali. E, di ciascuno di essi, il datore di lavoro. Entrambi i soggetti del rapporto professionale, a partire dal primo di settembre, potranno beneficiare di una sanatoria che consentirà di uscire dall’illegalità. La regolarizzazione prevista per l’anno 2012 è contenuta nella “legge Rosarno”.
Approvata lo scorso 6 luglio, prevede, oltre alla sanatoria, anche l’inasprimento delle pene per chi sfrutta stranieri clandestini. E, per incentivare le denunce del lavoro sommerso, la norma introduce anche la possibilità di rilasciare il permesso di soggiorno all’immigrato che denunci l’abuso e lo sfruttamento o che attesti personalmente alle autorità, dichiarando la sua presenza nel territorio italiano, le proprie mansioni.
Poi, sempre nel disposto di legge, si parla, appunto, di “ravvedimento operoso”: la dichiarazione della sussistenza di un rapporto di lavoro tra datori e immigrati irregolari potrà essere effettuata presso lo Sportello unico per l’immigrazione. La regolarizzazione amplia quella già istituita nel 2009, ma che riguardava soltanto le categorie di colf e badanti. Quale sarà la procedura da seguire per perfezionarla?
Decisa attorno a un tavolo che ha visto la partecipazione congiunta dei tecnici dei ministeri dell’Interno, del Lavoro e della Cooperazione e Integrazione, la pratica per l’emersione dovrà essere avviata tramite domanda, regolarmente presentata durante tutto il mese di settembre. Seguirà l’autocertificazione della presenza, sul posto di lavoro, del migrante irregolare, a partire dai giorni precedenti al 31 dicembre 2011. Al datore di lavoro spetterà, successivamente, un onere forfettario di 1.000 euro per ciascun lavoratore, con l’aggiunta delle somme dovute a titolo retributivo, contributivo o fiscale.
La legge non consente, invece, la sanatoria ai soggetti, siano essi datori di lavoro o prestatori d’opera, che risultino condannati, negli ultimi 5 anni, e anche in via non definitiva, per reati connessi all’immigrazione clandestina: favoreggiamento, intermediazione illecita, sfruttamento. Esclusi anche gli stranieri raggiunti da provvedimenti di non ammissione nel territorio dello Stato.
Un ulteriore passo in avanti (nonostante le poco confortanti statistiche che, comunque, mostrano un lento andamento e una emersione “ingolfata”) nel difficile cammino del contrasto ai comportamenti fraudolenti legati al lavoro nero, che va nella direzione della tutela di lavoratori stranieri e datori italiani.
Emilio Garofalo
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