“È ancora qui, Vittorio, che entra all’interno del porto, e continua a salpare con quei pescatori attraverso il loro ricordo”. Da Gaza l’attivista dell’International Solidarity Movement Rosa Schiano ha raccolto sul suo blog le testimonianze dei pescatori palestinesi sulla loro lotta per la sopravvivenza, sui limiti illegali che Israele impone alla pesca gazawa e, soprattutto, sul ricordo che loro hanno di Vittorio Arrigoni. Due video per “far arrivare la voce di quei pescatori al di là dei confini di Gaza, al di là dell’assedio e dell’occupazione”.
Nel 2009 Israele ha infatti imposto – illegalmente e arbitrariamente – un limite sull’attività di pesca nelle acque di Gaza, vietando ai lavoratori palestinesi di superare le tre miglia nautiche dalla costa (gli accordi di Gerico fissano invece il limite a 20 miglia). Nell’area “concessa” c’è poco pesce, e i pescatori sono costretti – per sopravvivere – a violare l’illegale limite imposto, avvicinandosi alle 8 miglia dalla costa. I soldati sparano bucando le reti, facendo scappare i pesci, o colpendo le imbarcazioni stesse. I pescatori, spesso attaccati anche con cannonate d’acqua, vengono molte volte arrestati e trasferiti ad Ashdod, le loro barche confiscate.
Vittorio Arrigoni, che pescava con i gazawi e li proteggeva dagli attacchi israeliani, trasmetteva coraggio ai pescatori, che superavano le 3 miglia e riuscivano a tornare a casa felici e pieni di pesce. “Qui la gente lo amava e lo rispettava. Lui ha fatto tanto per il nostro popolo. Gaza non è più la stessa senza Vik”, ha detto Omar, nostro contatto a Gaza e suo amico.
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