Hillary Clinton ha ieri raggiunto il Cairo per una vista ufficiale di due giorni al neo eletto presidente Mohammed Morsi. La visita del segretario di Stato americano arriva all’indomani del rapimento di due turisti statunitensi e della loro guida nel Sinai, per cui – secondo fonti della sicurezza egiziane – si sta lavorando con i capi tribù locali per ottenere dai beduini il rilascio dei tre in cambio della scarcerazione di un loro uomo arrestato per traffico di droga.
Nella conferenza stampa di ieri, svoltasi insieme al segretario egiziano Mohamed Amr, si è parlato soprattutto di democrazia. Hillary Clinton ha dichiarato: “I nostri interessi strategici sono superiori alle nostre differenze. Vogliamo sostenere il processo democratico in Egitto e la democrazia ma è il popolo egiziano che prende le decisioni”. Per quanto riguarda le sorti della democrazia il segretario Usa parla di dialogo e compromessi e aggiunge che “l’Egitto è uno Stato pioniere nella regione e a differenza di quanto sta accadendo in Siria, dove i militari stanno ammazzando il loro popolo, qui i soldati hanno protetto gli egiziani e hanno sostenuto libere elezioni, ma c‘è altro lavoro da fare. Le questioni attorno al parlamento e alla Costituzione devono essere risolti fra egiziani”.
I militari egiziani però sono ostili a lasciare il potere nella mani dei civili come avevano promesso. Il presidente egiziano ha prontamente ordinato alle Forze Armate di tornare ad occuparsi esclusivamente di sicurezza evitando le contese con le nuove autorità civili islamiste sullo scioglimento del Parlamento e la Costituzione. Morsi ha rinnovato l’impegno da parte dell’Egitto a rispettare tutti gli accordi internazionali sottoscritti, anche quello con Israele. I Fratelli musulmani nei giorni scorsi avevano inizialmente detto di voler rivedere l’accordo con Israele, ma la possibilità di avere rapporti di collaborazione con gli Stati Uniti è forse più importante dei principi ideologici.
La Clinton ha poi dichiarato: “Vogliamo stabilire la pace e avere uno Stato israeliano e uno palestinese”. Il governo Usa ha promesso, in cambio di stabilità politica, aiuti economici immediati come, ad esempio, i 250 milioni di dollari a favore delle piccole e medie imprese. L’incontro è stato contestato dall’Unione dei giovani della rivoluzione che hanno organizzato una manifestazione di fronte alla sede dell’ambasciata americana nel Cairo poiché considerano l’incontro una provocazione. Oggi, 15 luglio, il segretario americano ha incontrato il capo del consiglio militare egiziano Hussei Tantawi e alcuni esponenti della società civile. Nel pomeriggio di recherà ad Alessandria d’Egitto per inaugurare la sede del consolato Usa nella città e infine raggiungerà Israele.
Susanna Orlandi
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