Clima incandescente in Israele da quando, martedì notte, la legge Tal è stata ufficialmente disinnescata dal corpus giuridico. Il provvedimento prevedeva l’esonero dalla leva militare obbligatoria per gli haredi e il rinvio del servizio militare per gli studenti dei seminari rabbinici. La “Tal Law” era stata dichiarata incostituzionale già a febbraio, ma adesso l’emendamento si è reso effettivo.
Dal momento che la Knesset non ha visionato alcuna nuova legge, il vuoto sarà colmato dalla legge del 1949 sul servizio militare che prevede la leva a chi ha compiuto i 18 anni. Ciò che ha scompensato ultra-ortodossi e Kadima, il partito di centrodestra che in disaccordo sul tema ha abbandonato il governo, è proprio il fatto che adesso il ministero della difesa potrà iniziare a bussare ai seminari rabbinici a chiedere pegno. La motivazione presentata è anzitutto quella dell’uguaglianza. Gli haredi hanno anche esenzioni economiche e non lavorano, cosa che per la popolazione di Israele si è sempre dimostrata un boccone amaro da digerire.
“Spetta al ministro della difesa attuare pienamente il principio di uguaglianza per quanto riguarda la leva militare e l’onere del servizio nazionale”, era stato riportato in una lettera consegnata al ministro della difesa Barak da parte dello studio di avvocati Arad-Ayalon Nachmani per conto del gruppo di attivisti “Camp Sucker”. Il ministro ha incaricato l’Idf di creare una proposta di legge concreta per l’attuazione della legge del 1949 anche per i giovani haredi. Il governo è a conoscenza del fatto che questo provvedimento è una grossa gatta da pelare anche dal punto di vista organizzativo ma la strada sembra sgombra dalle macerie del dubbio.
Per raggiungere l’obiettivo di uguaglianza il governo sarebbe disposto ad aumentare le fila dell’esercito, includendo posizioni tecnologiche e di servizio, altri haredi sarebbero impiegati nel fronte interno, nella polizia e nel servizio carcerario. “Faremo delle pianificazioni se necessario”, ha dichiarato gaudente Benny Gantz, capo di Stato Maggiore. Anche perchè se così non faranno gli attivisti si dichiarano pronti a smuovere mari e monti e a firmare petizioni di sfiducia al ministro stesso. L’avvocato Gilad Barnea, che ha presentato una petizione all’Alta Corte per conto della lobby per la libertà religiosa yiddish, ha dichiarato infatti che se non saranno fatti gli sforzi necessari, il ministro sarà presentato alla corte e sanzionato.
Il clima da trincea suscitato dalla questione nasconde anche, e come solito, sfaccetature economiche. Sarebbero circa 400 milioni i NIS che il governo usa per mantenere gli studi degli haredi. Come realmente si svilupperà la vicenda è difficile dirlo. Il vicepremier Moshe Yaalon ha dichiarato “Non vogliamo arruolarli a forza, ma cercare di integrarli nel corso di diversi anni”. Che si tratti di un’affermazione volta a tranquillizzare gli animi o che in realtà lasci sottendere che deroghe e rinvii per motivi di studio o familiari continueranno ad esserci, il tutto sembra comunque supporre uno scenario aperto.
Luca Iacoponi
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