Moriva 25 anni fa, il 25 agosto del 1989, ucciso da una banda di rapinatori. Gli spararono tre colpi di pistola allo stomaco. La sua morte avrebbe portato una nuova consapevolezza sulle condizioni dei migranti braccianti nel sud Italia. Di Emilio Garofalo
Si era appena rifiutato di consegnare i soldi che aveva con sé, ben nascosti nelle tasche dei vestiti. I balordi, entrati di notte nel suo accampamento, stavano cercando di portargli via la paga maturata, in oltre due mesi di lavoro, nei campi di pomodori di Villa Literno. La sua morte, nei giorni successivi, avrebbe segnato il passo della politica italiana, portando il Parlamento a legiferare, in tempi brevi, in materia di immigrazione e di convivenza delle diverse etnie.
Ma chi era Jerry Essan Masslo? Fino al giorno della sua scomparsa, un rifugiato sudafricano. Arrivato in Italia da Mthatha, un sobborgo del Bantustan che vanta famosi natali, tra cui i leader Walter Sisulu e Nelson Mandela, aveva lasciato il suo piccolo paese “oltre le sponde del fiume Kei” dopo aver completato gli studi.
Prima di fuggire, aveva scelto di aderire ad alcuni movimenti impegnati nella tutela dei diritti dei neri. Il suo attivismo gli costò la perdita della sua figlioletta di sette anni, uccisa da un colpo di pistola durante alcuni scontri. Masslo raggiunse l’Italia a seguito di un colpo di Stato che piegò l’assetto politico del suo Paese. Una storia che, nel volgere di un decennio, si sarebbe ripetuta innumerevoli volte.
Masslo mise in salvo nello Zimbabwe moglie e i due figli rimastigli e approdò sulle coste italiane, dopo essersi imbarcato clandestinamente. Durante il viaggio perse i contatti con suo fratello, con il quale si era nascosto nel vano di salvataggio della vecchia imbarcazione: in seguito, non avrebbe più avuto sue notizie. Riuscì a raggiungere Roma, e nella Capitale, cominciò il suo personale cammino lungo la difficile strada della realizzazione personale.
Dopo aver fatto domanda d’asilo politico, si vide opporre un diniego dalle autorità: alla fine degli anni 80, in Italia, vigeva la norma della cosiddetta “limitazione geografica”. L’asilo politico poteva essere richiesto e ottenuto solo dai migranti provenienti dall’Europa dell’Est. Nei giorni successivi, alcuni organismi internazionali prestarono attenzione alla sua vicenda.
Pressioni al ministero dell’Interno, in suo favore, furono esercitate da Amnesty International e dall’ UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ma invano, visto che tutte le richieste di Masslo, trattenuto in cella a Fiumicino per due settimane, furono nuovamente rigettate. Liberato, riparò presso la Comunità di Sant’Egidio, dove imparò la lingua italiana e cominciò a lavorare saltuariamente.
Rimase a Roma sino all’estate, quando decise di raggiungere Villa Literno: gli avevano detto che lì, nel Casertano, era possibile lavorare nei campi di pomodori. Nel totale silenzio mediatico (gli organi di stampa non avevano ancora cominciato a raccontare le durissime condizioni cui venivano sottoposti i lavoratori migranti stagionali), Jerry Masslo si riscoprì bracciante agricolo.
Nella stagione della raccolta erano più di 4mila gli uomini ricurvi sulle campagne casertane. Un impiego di massa di braccianti deregolato, una storia di moderna schiavitù che, ogni giorno, si consumava sulle grandi distese di Villa Literno. Una massacrante routine: fino a 15 ore di lavoro, pagati a cottimo. Poco più di 800 lire a cassetta, un carico di 25 chilogrammi verificati e rimborsati, sotto il rigido controllo dei clan camorristici, a fine giornata.
Poi, giunta la notte, i lavoratori si rifugiavano in alloggi di fortuna, fatiscenti, privi di servizi. In questi giacigli improvvisati, attendevano l’alba per ripartire, facendosi trovare (e caricare) nei pressi di un incrocio di strade del paesino. Al termine di quella stagione durissima, segnata anche da episodi di razzismo e di persecuzione, il gruppo di Masslo subì l’agguato di una banda di rapinatori.
Il tentativo di sottrarre loro il denaro fallì e Jerry perse la vita. Aveva trent’anni, quando tre colpi di arma da fuoco lo colpirono all’addome. La scomparsa di Jerry fu salutata dal suono di decine di tamburi di latta, dalla preghiera funebre dei suoi compagni africani e, soprattutto, dalla nascita di una nuova consapevolezza sociale sul tema dell’immigrazione.
La sua morte destò scalpore e indignazione. Smosse le coscienze di politica, opinione pubblica e società civile. Tra i sindacati, che chiedevano la concessione dei funerali di Stato, e i media, che scoprirono il tema delicato dell’immigrazione clandestina e iniziarono a raccontare le storie di migliaia di uomini disperati, c’era il Governo.
Fu varato, in tempi rapidissimi, il decreto legge n. 416, convertito poi nella Legge n. 39 del 1990, la Legge Martelli: fu immediatamente riconosciuto, agli stranieri extraeuropei sotto mandato dell’Unchr, lo status di rifugiato. Fu abolito il principio della “limitazione geografica”, in favore di nuovi diritti e garanzie per i migranti stranieri.
Grande impulso fu dato al settore assistenziale: fioccarono i primi scioperi dei lavoratori extracomunitari stagionali, fiorirono le prime reti solidali e le prime tendopoli attrezzate. Nacquero associazioni a sostegno dell’accoglienza degli stranieri in Italia. A Roma fu organizzata, in memoria di Masslo, la prima grande manifestazione antirazzista italiana.
Tutto questo accadeva alla fine degli anni 80, mentre grandi eventi storici stavano facendo il loro corso: la caduta del Muro di Berlino, le durissime repressioni del regime comunista cinese e, in Italia, lo scoppio di Tangentopoli, con le premesse della fine della Prima Repubblica, e l’intensificarsi dello stragismo mafioso. Tra questi, anche la vicenda di Jerry Maslo: una storia nata nella solitudine e nell’anonimato, ma che sarebbe divenuta, ben presto, il simbolo di una nuova coscienza collettiva.
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a me pare che da allora abbiamo fatto passi da gigante!
… all’indietro, però 🙁
Dici? Io mi sento circondata ed aggredita quasi. vivo in un posto pieno di migranti, in maggioranza lavoratori, che la sera si trasformano in papponi, pusher, rapinatori, oltre a quelli che lo sono di loro.
il migliore di loro te lo trovi in giardino perchè gli servono dei limoni per suo fratello malato(?)e siccome glieli hai dati una volta, la volta dopo scavalca due metri di cancellata per non disturbarti chiedendoli.
Una mattina ti alzi e scopri che la tue vicine hanno messo la casa in vendita e sono sparite. Il parroco in visita ti riferisce che due migranti armati sono entrati in casa e le hanno minacciate coi coltelli per farsi consegnare un PC vecchio di 7 anni e due cellulari tenuti insieme con lo scotch
E non far discorsi di miseria e degrado, per favore, perché il mio compagno non trova lavoro da due anni e non va a rapinare la gente.