Il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, ha proposto al parlamento la nomina a capo della Direzione Nazionale per la Sicurezza – i servizi segreti – Asadullah Khalid, accusato negli scorsi anni di essere coinvolto, direttamente o indirettamente, in crimini di diritto internazionale, tra i quali torture e uccisioni illegali.
I fatti sarebbero avvenuti mentre Khalid era governatore di Ghazni, tra il 2001 ed il 2005 e della provincia di Kandahar dal 2005 al 2008. Khalid che è un fedelissimo di Karzai, non ha mai dovuto rispondere delle sue azioni.
Parla di lui Richard Colvin, primo segretario dell’Ambasciata del Canada negli Stati Uniti, durante un’audizione del Comitato speciale sulla missione in Afghanistan del parlamento canadese nel 2009:
“Dal maggio o giugno 2006 si sapeva che era un pessimo soggetto nel campo dei diritti umani. Si sapeva che aveva una prigione sotterranea, nella sua ex provincia di Ghazni, dove era solito imprigionare le persone per ottenere denaro e alcune di loro sparivano. Si sapeva che gestiva attività legate agli stupefacenti. Aveva una banda di criminali che uccideva per suo conto. Poi, a Kandahar, scoprimmo che aveva costruito un’altra prigione sotterranea, sotto la sua abitazione. Si sapeva che torturava personalmente i detenuti in quella prigione sotterranea”.
Riccardo Noury dal suo blog continua con la descrizione di questo personaggio.
Negli anni come governatore di Kandahar, Khalid a capo della Brigata 888, si è reso responsabile dell’arresto e della tortura di persone sospettate di avere legami con i talebani o con altri gruppi armati.
Amnesty International nel 2007 ha pubblicato un documento sul centro di detenzione della Direzione nazionale per la sicurezza a Kandahar. Nel rapporto si specificava anche che il governatore si occupava della supervisione di tutti i dipartimenti provinciali, compresi i servizi di sicurezza.
Anche un attentato a Kandahar dell’aprile 2007 contro un veicolo delle Nazioni Unite, sarebbe riconducibile a Khalid. Nella strage persero la vita cinque operatori.
La scelta di questo discutibile collaboratore pare poco in linea con l’impegno che il presidente Karzai ha preso due mesi fa durante la dichiarazione finale della Conferenza dei donatori di Tokyo.
In quell’occasione, dopo la promessa dell’elargizione al proprio paese di 16 miliardi di dollari di aiuti per i prossimi quattro anni, il presidente si è impegnato a costruire uno stato basato “sullo stato di diritto, sull’indipendenza del potere giudiziario e sul buon governo”.
La strada intrapresa non sembra confermare le intenzioni.
Paola Totaro
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