Soltanto due settimane fa ci eravamo occupati dello sgombero “di cose e persone” dal campo nomadi romano di Tor de’ Cenci: era stato sospeso dal Tar, in accoglimento dell’istanza cautelare che due famiglie rom avevano presentato in opposizione all’ordinanza di esecuzione firmata dal Sindaco Alemanno.
Oggi, quindici giorni dopo quella vittoria in tribunale, il rapporto “Ai margini”, diffuso da Amnesty, testimonia in modo incontrovertibile le dure condizioni di vita dei rom in Italia. Stando alle denunce, i nomadi vivrebbero sotto una pressione costante, nell’impossibilità di accedere ai servizi essenziali, segregati. “Ai margini”, appunto.
Amnesty, descrivendo accuratamente il disagio quotidiano degli stranieri, ne ha individuato nel premier Mario Monti la principale fonte: il suo Governo tecnico non avrebbe dimostrato alcuna capacità di gestione e, soprattutto, non si è fatto promotore di nessun segnale di rottura rispetto al passato berlusconiano.
Il fallimento del Professore risulterebbe ancor più sgradito agli osservatori internazionali, dal momento che il suo esecutivo si era profuso in un tentativo di gestione improntato all’accoglienza e alla tutela delle diversità: la Strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e camminanti” era stata, infatti, fortemente promossa dal ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi.
Ma, di fatto, e nonostante gli sforzi messi in atto dagli uffici di Piazza Colonna, nessun risultato è stato mai raggiunto. Spiega, infatti, Amnesty, nel suo rapporto: “Il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali”. Un ritardo e una inedia gestionale che assumono una particolare gravità si si pensa a quelli che erano gli impegni comunitari, in un primo momento garantiti presso la Commissione europea”.
A finire nel mirino dei ricercatori Amnesty, anche lo stato di “emergenza nomadi”, proclamato nel 2008 da Silvio Berlusconi, con la spinta propositrice della Lega Nord e di Roberto Maroni, all’epoca ministro dell’Interno. Queste, brevemente, le tappe della vicenda: il Consiglio di Stato dichiarò illegittimo la decisione dell’ex premier, accogliendo un ricorso presentato dall’ European Roma Rights Centre Foundation e da due abitanti del campo capitolino Casilino 900.
Avverso la sentenza, che rese giustizia ai ricorrenti con una semplice ed efficace dichiarazione di illegittimità, l’esecutivo montiano ha poi presentato un’ulteriore impugnazione. La decisione spetta, ora, alla Corte di Cassazione. E mentre c’è attesa per la sentenza dei giudici del Palazzaccio, non si placa la discussione sulle scelte in materia di immigrazione collegate al Piano Nomadi di Gianni Alemanno.
Scelte che si riducono in una lunga sequela di sgomberi. Sono quasi 900 i rom sgomberati a partire dall’inizio dell’anno. E appena duecento di questi hanno potuto godere di “un rifugio di emergenza”. Le criticità maggiori, sollevate dal rapporto di Amnesty, riguardano il rifiuto di godere dell’assistenza, se così si può ancora chiamare, per quanti hanno continuato a preferire l’unione familiare. Molti sono, infatti, gli stranieri che non hanno voluto abbandonare la propria famiglia accettando le nuove “condizioni di vita” imposte dalla Giunta romana.
E sempre in occasione dello sgombero sospeso a Tor de’ Cenci, avevamo anche parlato della questione della “monoetnicità” sollevata dalle associazioni benefiche romane, tra cui l’Associazione 21 luglio e la Comunità di Sant’Egidio. Bene, anche il rapporto “Ai margini” ha dedicato un intero capitolo a questi ghetti. Il più noto, sarebbe il campo di La Barbuta, un villaggio che si sviluppa tra il Grande raccordo anulare e l’aeroporto di Ciampino: 10milioni di euro gettati al vento, dal momento che non potrà, per adesso, riempirsi.
L’analisi di Amnesty International si è, poi, conclusa con lo sviluppo delle tematiche relative al superamento di ogni discriminazione. Accompagnate dalla presentazione, all’esecutivo, di precise richieste e di ancor più dettagliati suggerimenti: come operare, e quando. Quali procedure adottare, affinché la gestione degli stranieri possa diventare a tutti gli effetti un problema risolto, smettendo i panni, che ancora oggi calzano, invece, a pennello, di un’annosa questione.
Emilio Garofalo
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Europa3 Marzo 2024La maglia multicolore che unì basket, musica e TV per la Lituania libera dall’URSS
- Universali3 Marzo 2024Il vero significato di Bambi (e perché Hitler ne era ossessionato)
- Universali29 Febbraio 2024Hedy Lamarr, la diva di Hollywood che “concepì” Wi-Fi e Bluetooth
- Europa28 Febbraio 2024La tregua di Natale del 1914, quando la guerra si fermò per una notte