Ci sono popolazioni che, quotidianamente, vivono rapporti travagliati, al centro di perenni conflitti: pensiamo agli israeliani contrapposti ai palestinesi o ai marocchini invisi agli algerini. C’è, però, un luogo dove fioccano forti legami di amicizia, luoghi che riescono a unire quanto una politica ottusa volta alla ricerca della sovranità divide: il web.
Internet, con i suoi forum e i social network, ambasciatrice di pace, insomma. Questo è quanto emerge da una ricerca promossa dall’Università di Standford: partendo dalla mappatura interattiva dei legami di amicizia nati sul web tra gli utenti dei Paesi in conflitto, i ricercatori statunitensi hanno individuato la nazionalità di quanti stringono questi affettuosi rapporti telematici.
E così, ecco svelata una nuova realtà, pacifica e solidale, in cui i marocchini di colpo diventano gli amici più cari degli algerini o gli israeliani si ritrovano sentimentalmente legati ai palestinesi. Facebook, post, chat, comunicazioni e scambi di link: strumenti con cui dimostrare il proprio affetto e vivere con intensità i vari legami.
Una vittoria sociale, a fronte di anni e anni di fallimenti di negoziati politici. Una tolleranza che nasce sulla tastiera di un pc, e diventa affetto e rispetto tra i popoli, laddove la politica di palazzo, quella sorta dietro i decreti o gli accordi da firmare, dei trattati e delle ratifiche, delle convenzioni o delle trattative, non è mai riuscita ad arginare fino in fondo le tensioni politiche.
Analizziamo qualche dato emerso dalla ricerca di Standford: in netta contrapposizione alle posizioni dei rispettivi governi, i marocchini hanno forti legami con gli algerini. Questi ultimi, invece, considerano come “loro migliori amici” i tunisini, non disdegnando tuttavia il legame con i loro “diretti spasimanti”, ovvero i marocchini, che figurano al secondo posto.
E anche i vecchi “colonialisti francesi”, sul web, sono diventati, per la popolazione nordafricana grandi amici: marocchini e algerini riservano ai loro contatti francesi un bel terzo posto nella classifica degli affetti. Dietro di loro, egiziani e giordani, in una bella rete di sentimenti e di intrecci affettivi.
Analizzando, invece, i dati provenienti dai domini web del Vicino Oriente, la ricerca ha registrato i risultati più sorprendenti: tra i contatti di amicizia degli israeliani sul gradino più alto del podio ci sono i palestinesi e, a seguire, i giordani. E se queste sono le preferenze degli utenti di Israele, i palestinesi, a loro volta, sono sentimentalmente (e telematicamente) legati in larga misura con i giordani e gli egiziani, concedendo agli amici israeliani un affettuoso terzo posto.
Miracolo del web, della comunicazione rapida, delle bacheche sui social network, di Internet. Che, sfruttando favorevolmente fattori quali l’immigrazione o i legami economici, incentivano la nascita di queste “affinità”.
Nei Paesi uniti a doppio filo dal fenomeno della migrazione dei loro popoli, infatti, gli utenti sono maggiormente coinvolti l’un l’altro: i francesi usano, ad esempio, Facebook per coltivare il loro rapporto con i belgi, i marocchini, i tunisini, gli algerini e gli svizzeri. I tunisini, invece, per relazionarsi agli algerini, agli egiziani, ai marocchini, ai francesi e ai sauditi.
E poco importa se non si riesce a mettere a fuoco il motivo per cui gli abitanti della Repubblica democratica del Congo siano così uniti a quelli dell’Ecuador, a loro volta, questi ultimi, tra gli amici più cari nello Zimbabwe: sicuramente il dato più confortante è che, almeno su queste piattaforme, le tensioni internazionali, le crisi e le intolleranze sono fenomeni del tutto inesistenti.
Emilio Garofalo
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interessantissimo articolo, potrei chiederle cortesemente il link allo studio fatto dalla Standford? Grazie. guido freddi