Situazione allarmante in Iran. La notizia, stavolta, non riguarda direttamente malumori sulla pellicola anti-maometto piuttosto che l’uranio nelle tasche del governo, ma è una brutta storia di censura. In un sms all’agenzia pseudo-ufficiale Ilna, Abdolsamad Khoramabadi, consigliere della procura addetto ai crimini informatici ha dichiarato “A causa delle continue richieste del popolo, l’accesso a Google e Gmail verrà filtrato a livello nazionale. Saranno filtrati fino a ulteriore comunicazione”.
La richiesta del popolo, a detta di Teheran, sarebbe quella di oscurare YouTube, e di conseguenza Google e Gmail, come risposta al video che ha sconquassato mezzo mondo Islamico e al sito che rifiuta di levare il file. Il livello di pretestuosità della nuova trovata è abbastanza evidente. Sia perchè da un mese a questa parte il Washington Post parla di un progetto della Repubblica di dotarsi di una rete intranet in collaborazione con il cinesissimo colosso dell’informatica Huawei, sia perchè, come ha twittato Golnaz Esfandiari, blogger iraniana per Radio Free Europe: “Bloccando Gmail/Google, il governo iraniano ha punito la sua cittadinanza per il film anti-Islam. La maggior parte degli iraniani non l’ha mai visto/se ne disinteressa”.
Com’è noto, attraverso il motore di ricerca più famoso del web è possibile reperire ogni tipo di informazione su qualsivoglia argomento. Impedire a un’intera nazione l’accesso al sito -sia nella versione classica che in quella con il protocollo di sicurezza- ha ovviamente il suo peso. Tanto più che Gmail viene utilizzata anche dalle Imprese iraniane per comunicare con i partners mondiali. L’unica possibilità di accesso al momento sembra essere aprire la casella di posta attraverso un software di tipo VPN (Virtual Private Network) –un sistema di traffico dati che rimbalza da un utente all’altro-.
Errare è umano, perseverare è diabolico. Il governo iraniano aveva infatti temporaneamente bloccato l’accesso ai siti dell’azienda di Mountain View a Febbraio, in vista delle elezioni parlamentari del marzo successivo. Il solo YouTube ha iniziato a subire censure già dal 2009 dopo le accuse di frode elettorale per l’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Altre vittime care a Teheran sono i social network Facebook e Twitter. Il progetto di creare una rete nazionale potrebbe infatti prevedere un social tutto domestico.
“L’Iran ha paura di attacchi informatici esterni come quello di Stuxnet –virus creato 2 anni fa per sabotare il piano nucleare iraniano- e quindi sta cercando di proteggere i propri dati sensibili, rendendoli inaccessibili al resto del mondo per mezzo di una rete interna”, ha dichiarato un informatico iraniano del progetto.
Che sia una mossa per proteggere i cittadini è banalmente escludibile. Anche perchè allo stato attuale, secondo la classifica del Committee to Protect Journalist, l’Iran guadagna la medaglia di legno per la censura, subito sotto a Eritrea, Corea del Nord e Siria.
L’accesso al resto della rete mondiale sarà consentito ma con restrizioni. Mohammad Soleimani, dirigente della commissione Comunicazioni del parlamento iraniano, ha confermato il progetto di Intranet ma ha precisato: “Tagliare l’accesso a internet non è assolutamente possibile o auspicabile e sarebbe come se decidessimo di imporci delle sanzioni da soli; non sarebbe logico. Piuttosto ci sarà un sistema di filtri.”
Luca Iacoponi
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