Il temuto venerdì di protesta in Pakistan, causato dalla pubblicazione del video blasfemo e dalle vignette satiriche francesi, si è concluso con un bilancio di 26 morti e 200 feriti, con ben quattro città coinvolte, Karachi, Peshawar, Islamabad e Lahore. A riferirlo sono i media pachistani.
Per cercare di assorbire le proteste, il governo di Islamabad aveva proclamato la giornata di “devozione al Profeta” (Youm-e-Ishq-e-Rasool), con poco successo. Come era prevedibile, infatti, la furia si è scatenata soprattutto a Karachi, la città portuale nel sud del paese, dove centinaia di persone si sono scontrate con la polizia a Native Jetty Bridge cercando, senza riuscirvi, di raggiungere il consolato americano.
Il bilancio dei disordini nella città portuale è stato di 20 morti (fra cui tre agenti di polizia), 103 feriti e 100 arresti, oltre a gravi danni a cinema, banche, Hotel e vari esercizi commerciali.
Fuori controllo anche la situazione a Peshawar, capoluogo della provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa, dove i morti sono stati 6 ed i feriti 65, con la polizia impotente di fronte a decine di migliaia di persone che hanno invaso il centro.
Gravi anche gli incidenti a Islamabad, dove si sono verificati scontri davanti al Serena Hotel e dove i dimostranti hanno tentato inutilmente di attaccare il quartiere diplomatico, protetto da un ingente dispositivo di sicurezza. Non vi sono state vittime nella capitale (solo 40 feriti), come non vi sono state neppure a Lahore, la capitale culturale pachistana, dove un fitto corteo di manifestanti ha cercato invano di raggiungere il consolato statunitense.
T.M.
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