La ragazza cristiana accusata di blasfemia dal suo mullah locale è stata definita una “figlia della nazione” da uno dei religiosi islamici più anziani del Pakistan, il quale ha anche promesso che garantirebbe per la sicurezza della giovane, nel caso le fosse permesso di lasciare il carcere.
La mobilitazione ad alti livelli per Rimsha Masih, tra i quali il presidente della All Pakistan Consiglio degli Ulema, un gruppo di religiosi islamici, è vista come un significativo ed inedito evolversi degli eventi in un paese come il Pakistan dove gli accusati di insulto all’Islam non sono quasi mai stati aiutati da potenti personaggi pubblici.
Durante un’accesa conferenza stampa presso un hotel nel centro di Islamabad, Hafiz Mohammad Tahir Mehmood Ashrafi, affiancato da altri esponenti religiosi, ha chiesto che tutti gli organi statali pakistani collaborino per indagare sulle circostanze che hanno portato all’arresto, il mese scorso, di una ragazza affetta da sindrome di Down.
L’uomo ha anche criticato aspramente Hafiz Mohammed Khalid Chishti, l’imam del quartiere Mehrabadi – bassifondi periferici di Islamabad, che è stato accusato durante il fine settimana di inquinamento delle prove, al fine di garantire la condanna della ragazza.
“Abbiamo il capo chino per la vergogna riguardo ciò che è stato fatto da Chishti,” ha poi dichiarato Ashrafi. In seguito Ashrafi ha rivelato che Chishti è solo la punta dell’iceberg e che altri individui lavorano “dietro le quinte” per alimentare l’antagonismo con la minoranza cristiana locale ed indurli alla fuga.
“Ho avuto notizie negli ultimi tre mesi che alcune persone avrebbero voluto che la comunità cristiana lasciasse la zona in modo da poter costruire una madrasa (edificio adibito a scuola di teologia e diritto)” ha aggiunto ancora Ashrafi, comunicando inoltre d’aver divulgato ulteriori informazioni sulle persone che stanno dietro il presunto tentativo di utilizzare le aree lasciate libere dai cristiani in un secondo momento, per costruire un seminario islamico.
Il religioso, (che in passato ha difeso il Consiglio del Pakistan il quale include membri di gruppi militati illegali) ha deciso di parlare dopo che il giudice aveva ulteriormente rinviato l’udienza per stabilire la cauzione per la liberazione di Rimsha da celebrarsi comunque entro la settimana.
La posizione di Chishti si è fatta più complicata dopo che altri due testimoni hanno dichiarato che il mullah stesse complottando per rendere ancora più difficile la posizione di Rimsha. Gabriele Francesco, avvocato presso la Corte Suprema del Pakistan, ha parlato del clima di paura che circonda la legge sulla blasfemia.
“E’ molto difficile farsi avanti e raccontare quando in casi precedenti un governatore e un ministro sono stati uccisi per aver parlato”, ha detto, riferendosi a Shahbaz Bhatti, ex ministro delle minoranze, e Salman Taseer, l’ex governatore del Punjab. Entrambi infatti sono stati assassinati lo scorso anno dopo aver criticato pubblicamente la legge sulla blasfemia, facendo infuriare così, gli estremisti.
Domenica Ashrafi aveva dichiarato di aver deciso di parlare dopo aver saputo che la ragazza incriminata è affetta dalla Sindrome di Down, malattia cromosomica che colpisce anche suo figlio di 15 anni, ribadendo poi la necessità di garantire la sicurezza di Rimsha una volta rilasciata.
Tuttavia, Ashrafi ha affermato che non c’è alcuna necessità di modificare o abrogare la legge sulla blasfemia: “Non c’è nessun problema con la legge – ha dichiarato – solo con la sua attuazione”.
Paola Totaro
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