Pakistan: a undici anni rischia la condanna a morte

Rifta Masih è una bambina cristiana di 11 anni. Vive in un povero quartiere periferico di  Islamabad, la Capitale del Pakistan. Probabilmente affetta dalla sindrome di Down, la piccola rischia di essere condannata a morte. L’accusa: avrebbe dato alle fiamme alcune pagine del Corano.

Rifta avrebbe profanato col fuoco le pagine su cui è riportata la rivelazione di Allah, un atto giudicato blasfemo dalla comunità pakistana. E la blasfemia è, appunto, un reato per cui è prevista, dall’ordinamento giudiziario della Repubblica islamica, la pena di morte. A seguito della denuncia, la piccola cristiana, in un primo momento, è stata sottratta al linciaggio della folla inferocita dei fedeli.

Nel quartiere di Mehrabad, infatti, è esplosa una violenta sommossa: l’obiettivo dei manifestanti era quello di infliggere una punizione esemplare e inappellabile alla piccola, recandole in un primo momento violenze fisiche, per poi giustiziarla pubblicamente, dando il suo corpo alle fiamme.

Sono stati gli agenti della Polizia a salvare Rifta, scortandola in commissariato.

Secondo il quotidiano pakistano “The Express Tribune”, a seguito delle violenze perpetrate in danno della bambina, centinaia di persone sarebbero state segnalate all’autorità giudiziaria: tra questi, l’imam della moschea e oltre 150 fedeli intenzionati a sottrarre Rifta alla Polizia per giustiziarla. Il caso ha destato grande scalpore tra gli ambienti politici e istituzionali del Paese.

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A fianco dell’undicenne di Mehrabad si sono schierati il presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, e il consigliere personale del premier, Paul Bhatti, entrambi intenzionati a far luce sull’accaduto. Sono già state disposte delle visite mediche ed è tuttora al vaglio degli inquirenti, che lavorano a fianco di diversi referenti religiosi, l’ipotesi per cui il gesto possa essere stato intenzionale o meno. Lo stesso Bhatti, inoltre, ha spiegato come la priorità sia quella di stabilire l’effettivo compimento dell’atto blasfemo.

E mentre le istituzioni si fanno carico della vicenda, gli inquirenti indagano e i referenti religiosi assistono gli uni e gli altri, la comunità cristiana di Islamabad, formata da poco meno di mille persone, ha lasciato il quartiere di Mehrabad. Temono ritorsioni da parte degli estremisti islamici e che tutta l’area del loro vecchio quartiere diventi teatro di violenti scontri e aggressioni.

Emilio Garofalo


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