È valsa una sospensione per tre giornate da parte della Mlb, lega professionista del baseball americano, e un’ondata di polemiche in tutti gli States e nell’intera comunità sportiva, la ‘bravata’ del giocatore dei Toronto Blue Jays, Yunel Escobars, di scriversi sul volto durante la partita “Tu eres maricon”. “Non volevo insultare nessuno, era solo uno scherzo. Mi scuso con quanti si sentono offesi” si difende il giocatore che racconta di aver scritto il messaggio, di stampo omofobico, dieci minuti prima della partita come fa quasi ad ogni match.
Solitamente però i messaggi che giocatori e tifosi possono leggere sulla faccia del giocatore cubano 29enne sono di ben altra natura. “Per noi non ha quel significato. È una parola senza significato. Io non ho nulla contro gli omosessuali” afferma l’atleta che parla di una errata interpretazione da parte della comunità lgbt e di quanti vi leggono un insulto omofobico.
La sanzione di tre giorni di sospensione senza stipendio – per una cifra pari a circa $82,000 – è stata comminata allo sportivo e annunciata durante una conferenza stampa di 26 minuti tenutasi al Yankee Stadium. Nella stessa sede è stato inoltre annunciato che l’intera cifra verrà devoluta a due associazioni lgbt, Gay & Lesbian Alliance Against Defamation and You Can Play e che Yunel Escobar prenderà parte iniziative contro ogni forma di discriminazione per orientamento sessuale.
Viva soddisfazione per le misure prese dalla Mlb è stata espressa dal presidente GLAAD, Herndon Graddick, per il quale esse “dimostrano che la MLB e Toronto Blue Jays si sono impegnati a creare un ambiente di cui tutti gli appassionati e le famiglie possono godere, e questo non è un luogo in cui sono accettati linguaggio discriminatorio e anti-gay atteggiamenti”.
Escobar, si legge nelle dichiarazioni di Bud Selig, Commissioner della Major League di Baseball, secondo cui Escobar ha ammesso che le sue azioni sono state un errore e “sono fiducioso di poter utilizzare questa spiacevole situazione come un’opportunità per educare se stesso e gli altri che l’intolleranza non ha posto nel nostro gioco o la società”.
Valentina Ersilia Matrascìa
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